commenta
Voglio andare controcorrente. È l’unico modo per trovare una ragione appena plausibile alla prestazione della Juventus contro la Fiorentina la quale ha spinto la critica a formulare apprezzamenti assai pesanti. Deludente, svogliata, senza idee, fragile, disattenta, inconsistente, priva di identità. Questi e altri ancora gli aggettivi spesi per commentare il pareggio al Franchi che, oggettivamente, ha fatto torto alla squadra viola. La cima di questa tempesta filologa che si è abbattuta sui bianconeri l’ha raggiunta il mio amico Alberto Polverosi il quale, innamorato dei paradossi, ha voluto paragonare la Juventus al Piacenza e non soltanto per la divisa che indossava. Io tento di pensare positivo e di dare un senso logico alla “non squadra” osservata a Firenze.

Per prima cosa è bene sgombrare il campo da certi fantasmi che ancora aleggiano perlomeno nei discorsi. Quella di ieri non era la Juventus di Allegri, ma neppure quella di Sarri. La prima avrebbe magari anche pareggiato ma certamente avrebbe offerto una prestazione perlomeno dignitosa. La seconda avrebbe almeno dimostrato, al di là del risultato, di avere imparato e assimilato i fondamentali predicati dal nuovo allenatore. Invece niente. Dal portiere polacco, svagato e pasticcione, sino al fenomeno Ronaldo tutti quanti si sono mossi come alla moviola e come se anziché in campionato fossero impegnati a sostenere una gara di allenamento. E i conti, dunque, non tornano se si pensa che fino ancora a una settimana fa la Juventus era indicata come la squadra da battere e, in ogni caso, come la regina d’Italia.

Ecco che, allora, voglio andare controcorrente e ragionare sul fatto che proprio quella regina potrebbe essersi annoiata di spadroneggiare nel suo orticello nazionale e avrebbe deciso di pensare in grande prefigurandosi scenari di conquista più prestigiosi come la Champions naturalmente. La grande abbuffata di scudetti consecutivi rappresenta un palmares di assoluto riguardo, ma paradossalmente può diventare anche un peso psicologico perché, con la pancia troppo piena del solito cibo, non si va da nessuna parte a meno che non venga cambiato il menu. Fuori di metafora, i giocatori della Juventus salvo eccezioni minime continuano a essere gli stessi che hanno fatto terra bruciata per un incredibile numero di stagioni. Il fatto che, anche soltanto a livello inconscio, vivano ora il torpore dell’appagamento ci potrebbe sicuramente stare. Al di là di Allegri, di Sarri o di chiunque altro.

Per poter verificare se questo tipo di analisi sia in qualche misura corretta oppure no, occorrerà attendere pochissimo. Mercoledì sera, con in cartellone la prima uscita di Champions, la Juventus giocherà contro la stessa squadra che in quello stadio di Madrid le rifilò una pesante lezione spingendo il Cholo Simeone a inventarsi quella sceneggiata un tantino esagerata, che poi gli venne restituita a Torino con gli interessi. Ecco che fin da subito la Juventus avrà l’opportunità di lasciare intendere a tutti quali siano le sue intenzioni reali per questa stagione. Se essere prima nel suo piccolo orticello di sempre o regina in Europa. La curiosità è tanta.