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Ora è ufficiale: la Juve fa casting. Alla ricerca di continuità o alla ricerca di una cesura netta col passato, talmente prossimo che si mescola col presente. E si fa strada anche un nome a prima idea improponibile, ma che associato a Mendes, il potente procuratore di CR7, apre scenari impensati. Josè Mourinho sulla panchina della Juve. Senza bisogno di traduttore per interloquire con Ronaldo e Cancelo, oltre che Alex Sandro, Douglas Costa e banda relativa di portoghesi e di favellanti portoghese. Mourinho che si accomoda nell'altro spazio tecnico, opposto a quello da cui cercava di sentire gli umori curvaioli con la mano portata all'orecchio destro.

Mi sa che se dovesse venire a Torino, la prima cosa a cui sarebbe sottoposto assomiglierebbe tanto al primo giorno di Ancelotti in bianconero ai tempi di Lucianone Moggi. Introdotto cioè in una stanza capiente insieme ai massimi esponenti del tifo ultras, con l'addetto Juve che chiude a chiave con l'ordine di aprire solo a chiarimenti avvenuti. Sempre che qualcuno esca vivo. Perché Mourinho è Mourinho. E' il diavolo che cammina sulle macerie di una Juventus umiliata, è il demonio che ti accoglie a casa sua con tre dita alzate in segno di Triplete, è il ghigno che sa tanto di Pinetina. Che ci azzecca con la Juve?

Il mondo al contrario, ecco cosa rappresenta Josè Mourinho da Setùbal, acquario come tutti gli egocentrici ed estrosi dello zodiaco, il mondo che si può rivoltare, sempre che il C.d.A. o la proprietà della Signora lo vogliano. Un tecnico che non fa giocare bene (allora perché prenderlo, ci tenevamo Allegri, per diana) le sue squadre, ma le fa maledettamente rendere. Un venditore talvolta di fumo e di fumi, spesso “fumino” nei confronti della stampa e di coloro che sono preposti alla comunicazione, con i quali alimenta rapporti di amore ed odio senza vie di mezzo. Gioca col trequartista, gioca con strappi violenti, alternati a momenti di pausa estenuante, gioca confidando in un discreto “fondoschiena”.

Ingredienti da Juve? Dubito assai. Non mi sconfinfera. Ma a Mendes interessa meno di zero ed alla dirigenza ancora meno che a Mendes. E' la borsa che fa mercato, mica la tradizione. Ora poi che la Juve non ha più strisce da nessuna parte, né sul logo né sulle maglie, snaturare la conduzione tecnica può avere un senso. Tanto alla prima partita giocata male ma vinta, il pubblico approverà. Sic transit cohaerentia mundi. Dio ne scampi e liberi, ma non ci si può far niente, tranne che essere uno degli ultras convocati nella stanza ricordata e spiegarsi bene da subito. Gli altri tifosi sono solo tenuti a mettere mano al portafogli per il rinnovo dell'abbonamento. O forse no, chissà.Certo che sarebbe un bel “coup de théatre” e come direbbe Sherlock Holmes: “Eliminato l'impossibile, per improbabile che sia, diventa la verità”. Elementare, Mou.