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Tutto sommato aveva ragione Allegri: la sua partita non era stata neanche malvagia. Anzi: date le ultime uscite, qualcosa in più aveva dimostrato, sicuramente nella tenuta, certamente in un cambio di passo che aveva aiutato i bianconeri e soprattutto in uscita. Poi l'errore, inatteso e impossibile da aspettarselo. Non solo perché Alex ne ha vissute mille, di finali così, ma perché nella sua natura c'è sempre stata almeno la tendenza alla chiusura, ultima eredità dei suoi anni da top player di fascia. 

UNA STAGIONE ORRIBILE - Ecco, l'ultimo errore è il più pesante e arriva addirittura a costare una Supercoppa che la Juve pregustava già ai calci di rigore. Uno stop maldestro che ha spalancato la strada verso la coppa all'Inter, una discesa negli inferi delle critiche per lo stesso brasiliano. Già maltrattato dalle cronache - non per sport, ma per evidenti demeriti -, adesso imputato numero uno nel tracollo Juve di questa finale vissuta quasi solo di rimessa - e che comunque non sembrava diversamente percorribile, date le assenze. Ma da dove arriva questa difficoltà nel dare e darsi continuità? Perché l'involuzione di Alex Sandro non viene presa di petto dalla società? In verità, Allegri aveva cambiato le regole del suo gioco, preferendogli Pellegrini: poi la pausa e un virus hanno messo ko il terzino, con il tecnico che ha preferito l'esperienza del brasiliano all'esuberanza dell'ex Roma. 

QUESTA FA MALE - Ecco, chi l'avrebbe detto che al colpo sparato da Allegri avrebbe fatto seguito un rinculo pazzesco, tale da perdere al minuto 120 una Supercoppa pronta a consegnarsi al destino e ai due portieri. Subito dopo l'errore, tutti i compagni sono andati da Sandro per consolarlo: a uno a uno, abbracci e pacche, perché negli spogliatoi Alex resta un senatore; perché poi l'errore è dietro l'angolo e lo è per tutti. A fare male, un po' in generale, anche le scene di chi sta patendo questa stagione di critiche e rimpianti: Rugani (che si lascia sfilare Sanchez), Rabiot (che non trova continuità), Dybala (che fatica a tornare dopo gli infortuni) sono stati i volti della sofferenza per una sconfitta che farà crescere tra un po', che oggi provoca solo dolore.