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Alex Sandro si è raccontato al noto presentatore brasiliano Raiam Santos. Un racconto toccante, che parte dalle radici, dagli inizi, quando giocare a pallone era il sogno di una vita. Una risalita complicata, quella del terzino brasiliano, che è partita veramente dal basso: ora, da padrone della fascia sinistra della Juventus, non ha perso la memoria dell'infanzia. E della famiglia, sempre al primo posto. 

LE PAROLE - "Quando entrai a far parte delle giovanili dell'Atletico Paranaense, avevo 15 anni e guadagnavo appena 100 dollari al mese. Il club però mi ha messo tutto a disposizione: casa, cibo e lezioni scolastiche, quindi di quei soldi ne spendevo 50 e il resto lo risparmiavo. Il mio primo successo ottenuto grazie al calcio fu quando risparmiai 300 dollari e li diedi ai miei genitori. Usarono quei soldi per dipingere la facciata della nostra casa. Avrei potuto comprare qualsiasi cosa, ma in quel momento dovevo aiutare la mia famiglia. ​Molte volte, oggi,  esco con la mia famiglia e succede di spendere anche 300 o 400 euro in una serata. Poi, però, mi chiedo a quanti real brasiliani equivalgono: mi sento un po' in colpa di aver speso così tanti soldi in una sola sera"

SULL'ARRIVO IN EUROPA - "Mi è sempre piaciuto affrontare giocatori forti, quelli che magari facevano paura, perché dovevo stare più concentrato. Uno dei giocatori più difficili che abbia mai fronteggiato è Douglas Costa. Trattenerlo è quasi impossibile, se poi ti scappa via dimenticatelo. Allenarmi con giocatori come lui, Cristiano Ronaldo, Dybala o Bernardeschi mi aiuta a crescere molto e mi dà più fiducia in vista delle partite importanti, come quelle di Champions League, per esempio. Uno dei migliori compagni che abbia avuto è stato Lucho González al Porto. Per l'uomo che era e la dedizione che aveva nel lavorare è stato uno dei migliori esempi per me. Era un leader, ma rispettava tutti, mi sono sempre ispirato a lui".