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Andrea Agnelli resta e rilancia. Apre così la Gazzetta dello Sport, che sottolinea la nuova sfida della Juventus: combinare sostenibilità e competitività. Un'operazione difficilissima, ma con alle spalle una proprietà forte e un team di lavoro riorganizzato. Il club  - si legge - ha ricavi stabilmente sopra quota 400 milioni (e non sotto i 200), vanta proprietà immobiliari (stadio e cittadella) frutto di investimenti diretti e indiretti per quasi 400 milioni, è un’azienda da 900 persone, ha posizionato il marchio su scala globale, può contare in rosa su elementi come De Ligt, Chiesa, Vlahovic, Locatelli. E il valore di mercato a Piazza Affari è attorno a 875 milioni, il tutto nonostante gli ultimi due anni poco soddisfacenti e 700 milioni di aumenti di capitale richiesti e ottenuti.

LA PROPRIETA' - John Elkann, n.1 di Exor che controlla il 64% della Juventus, è il maggiore azionista e anche il patron della Famiglia, ma Andrea Agnelli è erede e quindi co-proprietario del bene che amministra, su mandato del CdA. Spesso si è parlato del rapporto tra i due, che oggi - scrive la Rosea - "resta solido e imperniato su una condivisione di strategie e obiettivi: John non assumerebbe alcuna decisione sulla presidenza senza averla concordata con Andrea. E Andrea, nonostante le difficoltà degli ultimi tempi, non ha intenzione di gettare la spugna".

ENTUSIASMO - L'entusiasmo c'è, la serenità anche. La Juve è cambiata per riassestarsi, ma sempre con lui al comando. L'addio di Marotta portò a una struttura “orizzontale”, un anno fa con l'arrivo di Arrivabene ecco il ritorno al verticale, con una figura forte di raccordo tra le parti. E il più recente ritorno di Francesco Calvo, come braccio destro dell'ad, s’inserisce in questo solco. Dopo le questioni personali, lo stesso Presidente ha seguito il processo di nomina ed è stato contento di reintrodurre tra le figure apicali un manager fidato.

PROGETTI - L'obiettivo della Juve è tagliare i costi della rosa, ma senza perdere di vista l’obiettivo sportivo. Il minimo la qualificazione continuativa alla Champions col raggiungimento degli ottavi; la volontà porta a tornare a lottare per lo scudetto. Come scrive la Gazzetta, il problema non sono le risorse, semmai il dovere, nei confronti degli azionisti, di non sperperare il tesoretto, di compiere investimenti efficaci. Nonostante una riduzione delle spese già avviata, il bilancio al 30 giugno sarà ancora rosso fuoco, con una perdita non lontana dal -210 milioni del 2020-21. Ma dal 2022-23 molto può cambiare. Riprenderanno anche, post pandemia, i ricavi a pieno regime (70 milioni almeno dallo stadio) e qualche sponsorizzazione in più, che andrà di pari passo con un rendimento in campo che dovrà inevitabilmente essere migliore.