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Parola ad Andrea Agnelli. Il presidente della Juventus ha parlato in occasione di un evento organizzato da Il Foglio a San Siro: "Io via dalla Juventus? Sono molto sereno, non ci faccio molto caso ai rumors. So quello che stiamo facendo e mi sto divertendo che è la cosa più importante".

QUI LA SECONDA PARTE

12 ANNI DI JUVE - "Bilanci sportivi non mi piace farne, se uno fa sport sei sempre concentrato alla prossima. Lo sport ha una regola, alla fine di ogni competizioni si torna a zero. Quindi bisogna aver fame di tornare sempre primi ogni anno, è l'essenza dello sport". 

UN TITOLO - "La Coppa Italia conta solo se si perde? No, ogni trofeo conta e credo che il più importante in assoluto sia il campionato perché ti dà la dimensione e fotografia di chi è più forte di tutta la stagione. Mentre le altre competizioni a eliminazione diretta o andata e ritorno possono essere figlie di 20 minuti e non sempre la più forte vince. Quella più importante è il campionato, quella con più appeal è la Champions League ma ogni titulo - come direbbe qualcuno - conta".

RIMPIANTI - "Rimpianti? Ogni stagione chi non vince porta rimpianti. Ci sono stati tanti momenti, l'ultimo con l'Inter, ma quest'anno abbiamo avuto molti momenti negativi, quello che fa effetto è che la partita con l'Inter ci avrebbe messo a pari punti con loro, mentre durante tutto l'anno i giudizi diametralmente opposti sulle due stagioni. Il compito nostro è giudicare una stagione a fine anno mentre si ha la tendenza di giudicare ogni partita e ci si perde".

ALLEGRI - "Con Lapo ci divertiamo e scherziamo, lui ha queste qualità di saper intervenire con battute interessanti. Max cos'ha riportato, guardiamo il cammino, l'obiettivo era ridare solidità e oggi mi parli di una partita di due settimane fa ci fa rimpiangere di non poter vincere lo scudetto, quindi se a due settimane fa il rimpianto è questo, non essere felici di quello che è stato il percorso è abbastanza difficile. Abbiamo un progetto di lungo periodo, ci conosciamo tutti, sappiamo quello che vogliamo ottenere, sapevamo che quest'anno sarebbe stato difficile e avere rimpianti per la mancata vittoria finale è di buon auspicio per il futuro".

ARRIVABENE - "Arrivabene è un amministratore delegato di alto livello e ideale, è il capo operativo della società e conosce molto bene le dinamiche aziendali e i tempi dello sport".

SUPERLEGA - "E' stato un anno complicato, ma così come noi abbiamo il pieno rispetto degli organi inquirenti, esigiamo lo stesso. Quindi abbiamo fiducia che l'operato della società sia stato corretto, siamo in Borsa, abbiamo revisori interni ed esterni ed esigiamo rispetto. Ritorniamo sull'aspetto di come certe nozie vengono commentate in determinati momenti e in altri. Altri casi che citi, uno pressoché inesistenti, se non per l'impatto mediatico (Suarez ndr) e l'altro per cui ci stiamo muovendo su temi delicati e aspetti giuridici che possono definire il futuro di questo sport. Superlega? Ha due momenti significativi: l'aver avuto la condivisione di 12 club di un progetto di 160 pagine, che al primo punto chiedeva il dialogo con la Uefa, la definizione del formato delle competizioni è successivo. Fa riflettere la veemente reazione delle organizzazioni internazionali su un gruppo di club, alcuni dei quali si sono spaventati e hanno indietreggiato. Per sostenere la battaglia giuridica bisogna sentire di avere le spalle larghe e credere fortemente che il modello attuale può avere delle revisioni. La Uefa ha una posizione monopolistica, non è una governance moderna ed è il punto principale del ricorso alla Corte Europea: libera concorrenza in un libero mercato. Le funzioni diverse e i compiti servono, ma non possono essere in capo a uno solo. Con calma e serenità attenderemo il giudizio della Corte europea. I dialoghi sono interrotti ma questo non toglie che dal mio punto di vista rimangano affinità. Non è stato un attacco personale a Ceferin, come l'ha interpretato, il tempo sarà galantuomo. Format? Se ne può discutere, è la governance che va cambiata".

LA SUPERLEGA DI ORA - "Una Superlega di fatto ora ce l'abbiamo già... Avremo una Premier League tutto l'anno e una che si gioca da marzo in poi in Europa. Questa è una polarizzazione di fatto che esiste già".