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Fabio Licari, nel suo editoriale su La Gazzetta dello Sport, commenta le conseguenze del vertice europeo tra Ceferin e Agnelli:

La novità è stata clamorosa perché pronunciata per la prima volta: addio alla Superlega, si spera il più a lungo possibile, perché di eterno nel calcio non c’è niente, neanche i ‘no’, e inevitabile potenziamento del torneo sul quale si fonda il sistema europeo. Una Superlega avrebbe scavato un fossato insuperabile tra le squadre ‘normali’ e l’élite delle grandi d’Europa, almeno autoproclamatesi tali, come ha rivelato Football Leaks. Sarebbe mancato però il riciclo dalla base, l’emozione di una piccola che gioca lo scherzo alla grande: il sistema chiuso che si autoalimenta avrebbe rischiato l’asfissia, sarebbe crollata l’unità di un mondo con effetti devastanti anche per le nazionali. E alla lunga Bayern-Barcellona ripetuta cinque volte in stagione avrebbe annoiato come Juve- Chievo (...). Conseguenze dell’annuncio? Niente Superlega, ‘fiuuuu’ direbbe Allegri, ma quella che verrà sarà una Superchampions da studiare al millimetro, ben sapendo che accontentare tutti sarà impossibile.

Come potrebbe essere? Visto che Juve, Real e altre big non vogliono restare fuori con un semplice quinto posto in campionato, e visto che il posto fisso non è accettabile (altrimenti sarebbe una Superlega nascosta), si dovrà trovare un criterio elastico. Il ranking storico può fare da piattaforma, combinato con il diritto dei campionati top di iscrivere più squadre di quelle di oggi. Andrà aggiunto un piccolo contingente dai campionati minori e un altro, piccolo ma importante, dall’Europa League e dalla futura terza coppa. Ecco la chiave offerta dalla Nations. Un sistema con promozioni e retrocessioni, tornei 'equilibrati' per valore dei partecipanti, e un triplice obiettivo per le due coppe minori: vincere comunque una coppa, qualificarsi alla Champions (due posti sicuri per le due vincenti sarebbero importanti) e guadagnare più di quanto oggi la Champions distribuisca all’Europa League (...). Serviranno grandi alchimisti del regolamento, una formula che preveda più partite (tipo 4 gruppi da 8 all’italiana, per cominciare) e la buona volontà dei campionati nazionali di autoridursi. Niente di scontato, ma la strada è tracciata".