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La sfida sembra una di quelle millenarie, come Sparta contro Atene o Roma contro Cartagine. Daniele Adani contro Massimiliano Allegri è stato uno dei leitmotiv della passata stagione, acuito anche dalle schermaglie che i due hanno avuto a più riprese negli studi di Sky Sport. L'acceso scontro dello scorso aprile, infatti, riecheggia nella memoria di tutti gli appassionati, di calcio certo, ma anche di "risse televisive". Al centro del dibattito, sostenuto a man forte da Adani, c'era la qualità del gioco della Juventus, poco avanguardista nelle opinioni dell'ex centrale dell'Inter. Così, la sua presa di posizione è divenuta quasi un mantra, che lo stesso Adani ripropone spesso, anche via social. 

Ieri, infatti, il Manchester City ha superato 2 a 1 l'Everton di Ancelotti, con Gabriel Jesus che ha segnato il secondo dei suoi due gol al termine di un'azione decisamente alla Guardiola. La palla corre per il campo, in quello che sembra solamente un possesso sterile, salvo poi trovare la giusta verticalizzazione per portare il brasiliano in area di rigore. Adani, sul proprio canale Instagram, ha fatto una cronaca particolare dell'azione. "Vediamo questo possesso palla, a che serve? Inutile, non serve a niente, soprattutto così inefficace e sterile. Vediamo come è facile prenderla per gli avversari, non l'hanno ancora presa ma la prendono. Cosa serve, passar la palla indietro nel calcio di oggi. Eppure poi va avanti e vedo... non si tira in porta, va be, ma non contano... Aspetta... Ha fatto gol!". 

Un commento piccato, ironico, che però riaccende quel cerino che Massimiliano Allegri ha lasciato alla Juventus: lo stesso passato di mano a Maurizio Sarri, arrivato apposta per cambiare la dimensione del gioco della squadra. I bianconeri hanno dato una parziale ragione ad Adani, con il cambio di rotta estivo, ma sicuramente l'esistenza di più strade per la vittoria è anche la peculiarità di uno sport. Se ci fosse la ricetta unica, tradizionale, allora non ci sarebbe bisogno di Guardiola o di Allegri, di Sarri o di Conte. Probabilmente, basterebbe un'app che istruisca i giocatori: invece, sono proprio le sfumature ad impreziosire il gioco. E come si faceva negli anni '60, quando il difensivista Gianni Brera veniva attaccato dai colleghi offensivisti, ancora oggi si rinnova la questione sulle differenti filosofie del calcio.