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Guarda e stupisci. Noi, passeggeri ormai anziani su questo tram che viaggio verso il capolinea, guarderemo. Gli uomini di domani, salti i bordi strada facendo, avranno la grande opportunità di stupirsi un poco. Osservando e ascoltando, se avranno orecchio e buona disposizione di anima, potranno imparare o, comunque, conoscere cose fin qui apprese distrattamente e per sentito dire. 

Mi piace definirla “operazione Arbore”. Prenderà il via domani sera sulla seconda rete della Rai con il titolo “Guarda...stupisci” e sarà la prima di una serie di lezioni che il mitico artista e “filosofo”, al compimento dei sui ottant’anni, terrà nell’aula magna televisiva rivolgendosi soprattutto ai ragazzi perché attraverso ciò che troveranno nella magica scatola dei ricordi riescano a farsi un’idea di quale potrebbe essere la loro esistenza “felice” senza bisogno di sballo di spray al peperoncino. Con Arbore ci sarà anche Frassica a dare un senso compiuto di salutare credibilità umana all’intero progetto.

Il ritorno del maestro Arbore in televisione si affianca, forse non a caso, con la presenza sul piccolo schermo di un altro indiscusso guru dello spettacolo italiano, Pippo Baudo, anche lui ultraottantenne ma egualmente sceso in campo per legare la generazione musicale del Festival Giovani di Sanremo a quella affezionata alla storica kermesse allestita per la seconda volta da Baglioni. 

Due grandi ritorni che non vogliono significare la pretesa di un viaggio archeologico, ma semmai al pari delle “storie” raccontate da Piero Angela il desiderio di fare un certo tipo di televisione divertente e allo stesso tempo pedagogica perché nulla del passato vada perduto e invece sia utile per una corretta interpretazione del futuro.

Volendo trasferire questa importante operazione anche educativa nel mondo del calcio, mi è venuta in mente l’idea sulla necessità di poter allestire una clamorosa e vincente squadra di campioni autentici i quali, a turno e in situazioni a loro più congeniali, potrebbero formare un’autentica compagnia di giro a vantaggio di un pubblico giovane e giovanissimo che del gioco del pallone conosce soltanto ciò che, di algido e impersonale, è rimasto dopo l’estinzione di fuoriclasse che non erano soltanto personaggi perlopiù virtuali.

Roberto Baggio, Paolo Rossi, Alessandro Del Piero, ma anche Giancarlo Antognoni, Paolo Maldini per arrivare a Gianni Rivera e a Sandro Mazzola avrebbero tutte le credenziali giuste per potersi proporre dietro alle cattedre dei nostri istituti scolastici, dalle medie all’Università, per insegnare a per fare conoscere attraverso le loro esperienze vissute, belle o anche meno belle, i fondamentali non soltanto agonistici e tecnici di un “calcio felice” forse irripetibile ma, con un poco di buona volontà e di ritrovata educazione, perlomeno simile.