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Tre gare, tre volte l'intervento del VAR. L'Inter, ad oggi, è tra le squadre, se non la squadra, più aiutata dal sistema di assistenza degli arbitri. Ma è sbagliato parlare di aiuti? No. Ecco perchè. Il motivo è semplice: coloro che ogni volta si lamentano per complotti, ingiustizie e quant'altro, molto spesso frutto di grosse allucinazioni, sono proprio i primi beneficiari di un sistema ancora non perfetto. Per carità, l'aiuto al direttore di gara è cosa buona e giusta, ma, come i dubbi preventivi sottolineavano giustamente, non sempre un'immagine è in grado di risolvere ogni dubbio. Anzi. 

Settimane di polemiche su mille replay, di urla a sproposito, sempre dalla stessa voce, spesso anche se non solo proveniente da Milano, sponda nerazzurra. Il VAR oggi è un peso sulla testa degli arbitri che nel dubbio, dopo aver rivisto, fischiano. Bene, sarà un caso, o forse, no, ma mi pare che in tre casi su tre chi ha ricevuto un premio immeritato è stata proprio la principale fonte di lamentele, cioè l'Inter. Numero 1: Icardi va per terra sfiorato da Astori contro la Fiorentina, l'arbitro non fischia, consulta il VAR e dà il rigore. Numero 2: Skriniar stende Perotti totalmente fuori tempo, niente consultazione del monitor e niente rigore. Numero 3: Joao Mario cade in prossimità della linea dell'area di rigore, l'arbitro fischia la punizione dal limite, osserva il video e cambia decisione, rigore. Ma il tocco è dubbio. Insomma, pianti e piagnistei che mi riempiono le orecchie anche quando Dybala recupera palla a centrocampo soffiando addosso all'avversario, e poi... gli sVARioni sono tutti dalla stessa parte, quella dell'Inter!