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Gli esempi più palesi, ovviamente, sono quelli di Nicolò Fagioli e Fabio Miretti: ormai presenze fisse nella rosa della prima squadra (e di recente anche titolari), sono il frutto più bello e "dolce" del progetto della Juve Under 23 (ora Next Gen), di cui esplicitano perfettamente il senso anche in termini economici, di beneficio per il mondo dei "grandi". Come analizza Tuttosport all'indomani dell'intensa giornata di confronto e riflessione all'Allianz Stadium, se il club avesse dovuto prendere i due giocatori da altre squadre avrebbe dovuto investire decine di milioni e dare loro un ingaggio importante. Un paragone? Per avere Weston McKennie sono stati spesi, tra prestito e riscatto, qualcosa come 23 milioni di euro, e il texano riceve uno stipendio da 2,5-3 milioni netti a stagione; per Denis Zakaria (ora momentaneamente al Chelsea), la Juve ha sborsato 8,6 milioni per l'acquisto e 3 milioni annui per l'ingaggio.

Il "salto" di Fagioli e Miretti, invece, è stato ovviamente gratuito, e i loro stipendi sono decisamente più bassi rispetto alla media della rosa, tanto che hanno anche consentito di abbassare il monte ingaggi. I soldi risparmiati, poi, possono essere utilizzati dal club per il mercato: come riflette ancora Tuttosport, infatti, costruire in casa i giocatori non significa non comprarne più, ma all'opposto avere più soldi da destinare all'acquisto dei campioni, come per esempio Dusan Vlahovic. Se poi la seconda squadra sforna non soltanto dei calciatori utili ma pure dei top player, tanto di guadagnato per il club che si trova uno o più fuoriclasse a costo zero.