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Avrebbe potuto essere un sabato balordo di quelli che, poi, te ne devi pentire. Invece no. Avanti tutta, come si dice, lasciando alle spalle una certa letteratura secondo la quale ad un’impresa memorabile fa seguito una giornata di fiacca distrazione. Con Allegri in panchina è molto difficile, se non impossibile, che un qualunque impegno sulla carta facile da portare a termine si riveli in realtà complicato per ragioni di tensione calante o di motivazioni troppo leggere. Sicchè coloro i quali temevano (o speravano) che la Juventus potesse prendere sottogamba la trasferta di Pescara contro una povera cenerentola ormai agonizzante ora possono prendere atto di aver sbagliato i conti.

Nella città abruzzese, anche se soltanto la matematica vieta di pronunciare la fatidica parola scudetto, la squadra bianconera può dire di aver piazzato al posto giusto il primo dei tre tasselli i quali a fine stagione potrebbero andare a comporre il mosaico completo di un triplete talmente unico e fascinoso da risultare epocale. Senza l’infortunio subito da Paulo Dybala che, in attesa di buone nuove, impone di trattenere il fiato per ovvi motivi l’ennesima puntata del nostro campionato sarebbe stata meravigliosa ed esemplare in virtù del successo netto conseguito dai bianconeri e anche per differenti ragioni a contorno.

La prima e la più importante va riferita allo stop casalingo della Roma la quale ancora tentava di rimanere aggrappata al sogno di una possibile remuntada in classifica per poi giocarsela allo sprint testa a testa. Ora per i giallorossi il distacco è aumentato ulteriormente e, visto quel che accade in una certa parte del mondo, salvo sospensione del campionato per motivi bellici la società dell’americano a Roma dovrà rimandare i suoi desideri di gloria. A fermare Spalletti e a svegliare bruscamente i romanisti ci ha pensato l’Atalanta di Gasperini ribadendo il proprio diritto a trovarsi spazio in Europa per la prossima stagione. Il tecnico della squadra bergamasca è di Orbassano che vuole dire Torino e che significa Juventus la società per la quale ha giocato in gioventù e cresciuto come bravo allenatore. Un regalo di Pasqua che il popolo bianconero deve saper apprezzare.

Ma non basta. Perché, si sa, il destino talvolta è bizzarro. Il fatto che proprio a Pescara la Juventus abbia cominciato ad imbastire lo scudetto sulle maglie conferma certo teoremi un tantino paranormali. Sulla panchina dell’ultima “vittima” dei bianconeri c’era quella vecchia conoscenza di Zeman. L’uomo più detestato dalla piazza juventina per le sue cadenzate uscite contro il potere farmacologico presunto o reale che potesse essere. Al di là di questo Zeman, il quale a mio avviso rimane comunque una persona per bene e da ammirare per la sua coerenza, è comunque sempre il nipote di quel grande juventino e fedele amico del presidentissimo Boniperti che fu Cesto  Vicpaleck. Tant’è, da ragazzino e quando viveva con lo zio Zeman tifava Juventus. Infine Pescara è la città adottiva di Galeone, altra figura memorabile per il nostro calcio e come è noto quasi fratello per Allegri. Tre personaggi che direttamente o trasversalmente hanno in pratica consegnato lo scudetto alla Juventus.