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C’è una linea bianconera che percorre tutta la città di Viareggio, collegando il lungomare al centro storico e unendo personalità del calibro di Marcello Lippi ai grandi vincitori della Coppa Carnevale. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il presidente dello Juventus Club DOC locale, Piero Russello.


A quando risale la fondazione dello Juventus Club di Viareggio?


E’ uno dei club più vecchi della Toscana: il progetto risale al 1971, mentre la fondazione al 1972. Allora la procedura di riconoscimento da parte della società era molto più complicata di quella attuale, c’era più attesa e più selezione. Nel corso degli anni comunque siamo cresciuti molto, arrivando anche a quota 1500 tesserati.


Che importanza riveste per voi una figura come Marcello Lippi, leggenda viareggina della storia della Juventus?


E’ fondamentale. E lo dico io, che sono il suo parrucchiere! Abbiamo fondato una scuola calcio giovanile per il sociale abbiamo anche una scuola calcio giovanile dedicata proprio a Marcello. Ricordo che prima dei Mondiali del 2006 avevamo fatto una sorta di scommessa, io e altri amici credevamo molto nella vittoria finale, lui un po’ meno. Con quello che era accaduto alla Juve… diciamo che sono bastonate che spesso ti portano a saltare l’ostacolo. Al ritorno dalla Germania ci fu un grande evento qui in città, in Piazza Mazzini. Ma prima ancora a Viareggio c’era stato il Lippi Day, dedicato alla vittoria della Champions League del 1996.


E per quanto riguarda una competizione prestigiosa come il Torneo di Viareggio? Avete assistito a parecchie vittorie da parte della Primavera bianconera.


Sì, noi personalmente siamo sempre stati vicini al settore giovanile della Juve. Fino a tre anni fa, inoltre, la Primavera si allenava qui nei nostri campi. Fin dai tempi di Gasperini, per poi passare a Chiarenza, li abbiamo sempre avuti vicini. Ciò che serviva a loro, glielo davamo.


La vostra presenza è praticamente un must allo Juventus Stadium, vero?


Assolutamente. Partecipiamo a tutte le partite casalinghe della squadra, partiamo sempre con uno o due pullman. Con noi viaggiano molte famiglie, donne e bambini: siamo gente che si muove con tranquillità, senza assalti. Anche perché altrimenti finisce lo scopo di un club come il nostro. E poi il nostro Stadium è un gioiello. Io personalmente li ho vissuti tutti, dal Comunale al Delle Alpi, e ho visitato tanti stadi in Europa e nel mondo: ma questo è un chicco, ti fa sentire a casa propria, in famiglia.


Ci può parlare della vostra sede?


Abbiamo dei bellissimi locali. La sede è stata inaugurata nel 1973, con Paolo Rossi giocatore della Primavera bianconera. Quella era una gran bella squadra. Ma abbiamo visto da vicino anche un giovane Bettega.


Quali esperienze le sono rimaste impresse maggiormente nella memoria, in questi 45 anni di attività?


La prima vera trasferta, a Belgrado per la Coppa dei Campioni. Ci fecero i passaporti in un foglio, erano tempi duri per la Jugoslavia. Quella notte abbiamo dormito in una piazza, non c’erano alberghi. Ma, ricollegandoci alla prossima sfida europea della Juve, posso citare anche la trasferta a Barcellona del 2003. Fu un esperienza fantastica non solo per il gol di Zalayeta: in città incontrammo anche Eros Ramazzotti, che ci invitò a un suo concerto.


Sguardo al futuro adesso: come pensate di festeggiare i 50 del club?


Con una festa, invitando i nostri amici, con i vari calciatori o ex giocatori. Come Pessotto, che due anni fa abbiamo avuto qui per il Burlamacco d’Oro. Spero tanto nella presenza di Buffon o di Del Piero, due che abbiamo già incontrato per il torneo di Viareggio. Buffon militava nel Parma, ma lo avevamo visto anche prima, quando giocava a Carrara e ancora non era neppure un portiere. Me lo ricordo come un ragazzino smilzo e rapido, bravo anche a centrocampo.