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A settembre è arrivato il primo ko della stagione, a Milano contro l'Inter. Si era vista una Juve superficiale, presuntuosa e con poca cattiveria. Siamo all'inizio e servirà da lezione, si era detto. La squadra, infatti, si riprende alla grande, ritrova consapevolezza vincendone sei di fila e poi sbatte di nuovo a Milano. Stavolta siamo a ottobre, contro il Milan. Decide un gol di Locatelli e Juve non pervenuta. Anche in questo caso le parole sono le stesse: servirà da lezione. A novembre 3-1 a Genova, con tre gol presi in un tempo. Shock, ma sarà uno schiaffo salutare. O almeno così si dice. A dicembre la tassa si paga a Doha, perdendo il primo trofeo della stagione contro il Milan, e poi eccoci a gennaio, con la sconfitta di Firenze. Un (brutto) ko al mese. Ma il leitmotiv del 'servirà di lezione' ora ha stancato.

La sensazione è che questa Juve la lezione non la impari mai. Nelle trasferte ostiche ha commesso sempre gli stessi errori: molle, poco cattiva, incapace di mettere in mostra le sue qualità e adattarsi al ritmo imposto dagli avversari,  spesso incoraggiati proprio dall'incapacità di accelerare dei bianconeri (vedasi per esempio le due sconfitte con il Milan). Al triplice fischio parte la retorica sul rialzarsi sempre, la grinta, gli attributi, ma sono tutti discorsi che si sciolgono al cospetto di una trasferta complicata. E una squadra come la Juve non se lo può assolutamente permettere. Non solo per la classifica, ma anche per il prestigio e il valore della rosa. Gli schiaffi salutari sono stati abbastanza, ora è il momento di ricominciare a schiaffeggiare gli avversari. Perché il materiale per imparare dai propri errori non manca. 

@Edosiddi