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Abbiamo colto nel segno. Appena dopo la partita vinta con il Crotone, ci andammo a piazzare sulla sponda opposta del fiume dove disfattisti o semplicemente scettici pronosticavano per la Juventus una sonora batosta al San Paolo. Scrivemmo, prima della gara con il Napoli, che a nostro avviso la squadra bianconera ce l’avrebbe fatta perlomeno a non perdere contro la squadra allenata da Sarri. Ha addirittura vinto e il nostro ottimismo non era frutto di partigianeria campanilistica bensì poggiava sulla percezione che, proprio contro il Crotone, l’anima stessa della Juventus si fosse finalmente messa in moto per arrivare ad una positiva trasformazione.

Probabilmente stanchi di critiche e di pettegolezzi da quattro lire, come quello di Dagospia il cui direttore e fondatore D’Agostino sta invecchiando male, i giocatori bianconeri hanno trovato la forza e l’orgoglio per compattarsi seriamente e per rientrare nel giro scudetto attraverso la forza del cuore oltre a quella della loro indiscutibile professionalità.

Allegri, da parte sua, ci ha messo parecchio del suo confermando di essere fior di allenatore nella misura in cui riesce a capire quando e se è ora di addolcire le proprie convinzioni tattiche badando “trapattonianamente” al sodo. Così è stato e la visione di una Juventus in marmo di Carrara, anche in omaggio al solito gigantesco Buffon, Induce a pensare positivo per il futuro immediato e prossimo. Fin dal momento europeo che tra pochi giorni vedrà i bianconeri impegnati nella bolgia dello stadio greco dell’Olympiacos.

Di contro pur ammettendo che il Napoli di Sarri merita tanto di cappello, molto meno i suoi tifosi i quali proprio non riescono a capire che i fischi e gli insulti a Higuain altro non fanno che esaltare il giocatore argentino, ci sembra che le valutazioni fin qui fatte in proposito rispetto alla “squadra più bella oltre che più forte” siano indiscutibilmente esagerate. Il Napoli a fronte della Juventus di marmo non ha saputo scalpellarla e modellarla a seconda dei suoi desideri. Insomma, il Napoli e il suo maestro Sarri non sono ancora all’altezza di Michelangelo e la montagna ha fermato il topolino.