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Oggi è il giorno in cui si chiude la Serie A, ma Francesco Totti ruba la scena a tutti. Al compagno Dzeko, che diventa capocannoniere, alla sua stessa Roma, che ottiene l'accesso diretto alla Champions League, e al Crotone, autore di una miracolosa salvezza. Questo diventa il giorno di Totti. Del suo addio toccante e speciale. Della fine di un'era per il popolo giallorosso. E quell'addio tra le lacrime, con uno stadio che piange come un solo uomo, ricorda tanto, tantissimo un altro addio celebre, che i tifosi bianconeri conosceranno bene: quello di Del Piero.

Le similitudini, come detto, sono tante: per quello che hanno rappresentato per le proprie squadre, per il talento, per quel 10 che non è solo un numero, per quelle lacrime che hanno attraversato il volto anche di chi ha il cuore che batte per una fede diversa, ma non mancano le differenze. L'addio di Totti, meraviglioso e toccante, sia chiaro, era organizzato, preparato, atteso. Quello di Del Piero è stato spontaneo. La gente l'ha chiamato, a partita in corso, costringendo Alex a prendersi ancora i riflettori, a commuoversi in mondovisione. Lui che è così riservato.

Totti, invece, è più abituato alle luci che non siano necessariamente quelle di uno stadio. Più televisivo, più showman. E l'addio è stato più da Totti, infatti. Non esiste meglio o peggio, esistono solo differenze. Piccole o grandi, dipende dai punti di vista. Ma le lacrime, quelle sono uguali. Così come il grazie per quello che sono stati capaci di fare con un pallone tra i piedi e che sono stati capaci di suscitare nei cuori della gente.