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Questo l'articolo del Sole 24 ore che analizza il flusso anomalo del titolo della Juve in Borsa.

“A Piazza Affari, qualcuno sta rastrellando le azioni della Juventus. Nessuno ne parla, nessuno sembra averci fatto caso, ma da un mese la «Vecchia Signora» vola: +45% nell’ultimo mese con volumi impazziti (con punte di 15 milioni di pezzi al giorno). Il prezzo di Borsa, a 0,45 euro, è il più alto degli ultimi 5 anni. Per ora è una curiosità di mercato, che però cade con il record di capitalizzazione del club di calcio: oltre 450 milioni di euro (frutto anche di due ricapitalizzazioni). Mai cosi alta in 15 anni di vita sul listino

Chi ha messo nel mirino la Juventus? Tutto tace. Nessuno sa rispondere,ma intanto il titolo passa di mano (è girato circa il 15% del capitale in media). Dagli uffici di Corso Galileo Ferraris a Torino gettano ricordano che la squadra, nata nel 1897, è di proprietà della famiglia Agnelli da 120 anni, anniversario che cade quest’anno, e che un Agnelli, nella persona di Andrea, è alla guida. Tra le righe, il messaggio è che spazio per scalate non ce n’è. Eppure qualcuno ha comprato.

Exor, la cassaforte della «real casa» torinese, detiene il 63%: ci sarebbe dunque lo spazio per mettere in piedi una posizione, come si dice in gergo. Chi? Difficile, se non impossibile dirlo. Non risultano comunicazioni in Consob (cosa che sarebbe obbligatoria se un investitore avesse superato il 25). Nel capitale del club più seguito d’Italia c’è da anni un fondo britannico, Lindsell Train, fondato da due gestori di Londra, che ha una quota consistente, il 10%. Gli inglesi hanno pure raddoppiato, l’estate dell’anno scorso: erano al 5%. Rimane pur sempre un flottante del 27% circa.

Il rally della Juventus alimenta fantasie, ma soprattutto è cosa curiosa perché i club di calcio, in generale, non sono famosi, in Borsa, per essere dei titoli che regalano guadagni. Quando si quotano i tifosi accorrono a frotte, in visibilio all’idea di poter diventare azionisti della loro squadra del cuore. Ma poi, lo provano le statistiche, le squadre tendono a perdere appeal, con un andamento molto altalenante: fiammate al rialzo, quando vincono; crolli, quando perdono.

La Vecchia Signora non fa eccezione: sbarcò in Borsa nel Natale del 2001, in pieno sboom da New Economy, a 3,7 euro per azione. Fu un successo, ma nemmeno la passione bianconera e i 32 scudetti (35 per i tifosi e dirigenza che non accettano i 3 tolti dallo «scandalo Calciopoli»)* le due Coppe Italia, e una finale di Champions League sono serviti, sul lungo termine, a sostenere il titolo. Già dalla primavera del 2002, il titolo ha imboccato una lenta ma costante parabola discendente fino a toccare gli 0,45 euro attuali. Parabola inframezzata, appunto, da improvvisi rally e altrettanto impovvise cadute.

Anche quella delle ultime settimane assomiglia all’ennesima «bolla». Ma con qualche differenza: é un rally che arriva dopo circa 3 anni di calma piatta; e con volumi anomali. Per trovare scambi così forti bisogna tornare indietro al 2013 quando i volumi toccarono il record storico di 300 milioni di pezzi in un giorno. Il rally, poi, viene a cadere mentre il presidente Agnelli è finito nella bufera giudiziaria per ipotetici contatti tra il club e la criminalità. Da un punto di vista prettamente finanziario, la Juventus è allo zenith: negli ultimi sei anni, dall’arrivo di Andrea, il figlio di Umberto (fratello di Gianni), sul ponte di comando, la Juventus Azienda è rinata.

Dagli anni bui del 2010-2011, la stagione horribilis di Luigi Del Neri, terminata con un pessimo settimo posto in Serie A e l’esclusione dalle coppe europee, è partita la «remuntada», sportiva ed economica. Il triplete del «mastino» Antonio Conte, con i tre scudetti di fila e la Juve dei 100 punti; e l’altrettanto probabile filotto da tre di Massimiliano Allegri, farcito anche dal ritorno ai massimi livelli europei (con la finale di Berlino contro il Barcellona). Di pari passo, il giro d’affari, che languiva sotto i 200 milioni, oggi sfiora i 400, una stazza adeguata per provare almeno a sfidare i grandi club europei (il Barcellona del trio delle meraviglie Messi-Neymar-Suarez, e prossimo avversario in Champions, è a quota 670 milioni). Un club che accusava una perdita di oltre 95 milioni nel 2010/11, ora ha brindato a profitti per due stagioni di fila (2,3 milioni nel 2014-2015; e 4 quella chiusa a giugno 2016). Con questi numeri, non stupisce che qualche investitore abbia messo gli occhi sulla società”.


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Nota de ilBiancoNero.com : gli Scudetti sono 34, sono 2 quelli tolti dopo Calciopoli.