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A proiettarsi indietro nel tempo di cinque anni, nulla sembra cambiato: la Juventus, nel 2012 come nel 2017, alza il trofeo dei campioni d’Italia al cielo di Torino. Eppure, sei scudetti dopo l’incredibile impresa dei uomini di Conte, la trasformazione della Signora appare evidente. Un cambio di pelle che - nonostante la conferma del titolo anno dopo anno - si è manifestato non solo negli elementi di spicco della rosa bianconera, ma anche e soprattutto nelle cosiddette “riserve”. Perché, come dimostrato ampiamente in queste ultime stagioni, spesso è il dodicesimo (e pure il tredicesimo o quattordicesimo) uomo a fare la differenza.

DIFESA - Nel primo anno dello scudetto è nata la leggendaria BBC, con gli insostituibili Barzagli, Bonucci e Chiellini a guidare la retroguardia della Juve. Nel gennaio 2012 arrivò un sostituto affidabile come Martin Caceres, che costituì una pedina importante nei quattro anni successivi. Poi fu il turno della meteora Lucio, quindi dell’altalenante Ogbonna. Osservando i centrali a disposizione di Max Allegri in questa stagione, con Benatia e Rugani relegati di fatto a quarta e quinta scelta, è possibile notare l’evoluzione della difesa juventina.

FASCE E CENTROCAMPO - Ma anche sugli esterni il miglioramento qualitativo della panchina è palese. Dal mai amato Marco Motta - identificato dalla curva come uno dei simboli del crollo targato Delneri - e Marcelo Estigarribia siamo arrivati a Lichtsteiner e Asamoah in versione riserve, dietro mostri sacri del calibro di Dani Alves e Alex Sandro. Un declassamento, quello dei titolari di ieri, che in realtà suona come un progresso: lo stesso meccanismo subito da Marchisio, diventato in questa stagione la terza scelta a centrocampo. Basti pensare che nell’estate 2011 le alternative per la linea mediana vedevano in pole position Giaccherini e Pazienza.

ATTACCO - Nel reparto offensivo, complice il passaggio al 4-2-3-1, il cambiamento è stato addirittura più netto. Da Matri-Vucinic, con Quagliarella prima riserva, siamo passati a una Juve “a cinque stelle” dove Higuain, Mandzukic, Cuadrado e Dybala possono coesistere senza problemi. In panchina, poi, il nuovo fenomeno del calcio croato Marko Pjaca - al netto della sfortunatissima rottura del crociato - rappresenta un profilo di lusso, se confrontato ai vari Bendtner, Anelka e Osvaldo che hanno popolato la panchina bianconera.