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Uno dei cambiamenti più discussi per la Serie A e la sua diffusione televisiva tocca inevitabilmente anche i suoi campioni, quelli che da sei anni consecutivi alzano al cielo la coppa dello Scudetto. La riforma della Legge Melandri per la suddivisione dei diritti tv - il cosiddetto “pacchetto Lotti”, dal nome del ministro dello Sport - non può certo far sorridere la Juventus, che dalla Legge di Bilancio si vedrà tolti circa 40 milioni di euro. In un ragionamento di lungo termine, tuttavia, la perdita appare meno incisiva di quanto si possa pensare.

LA RIFORMA - E’ innegabile che la nuova norma vada a premiare le piccole del nostro campionato. Sale al 50% la quota dei diritti tv attribuita equamente alle società di Serie A. Mentre sparisce il 5% riferito alla popolazione residente nel comune della squadra, il 30% sarà diviso in base ai risultati conseguiti e il 20% (non più il 25) in base ai paganti nelle partite casalinghe dell’ultimo triennio. Secondo le stime di Calcio&Finanza, la Juventus - che con il contratto in vigore godrebbe di ricavi 4 volte maggiori rispetto al Sassuolo ultimo in questa particolare classifica - arriverebbe ad incassare poco più del doppio del fanalino di coda (in questo caso il Benevento). Una differenza notevole, decisamente più spiccata rispetto a quella vissuta dalle milanesi (-16 milioni dai bilanci di Milan e Inter) e dal Napoli (-8 milioni). Eppure il “danno” provocato dalla svolta legislativa in casa Juve deve essere a ben vedere ridimensionato, guardando sia al titolo che al possibile fatturato nell’immediato futuro.

EUROPA, NON ITALIA - Prima di tutto, l’analisi tocca i mercati: gli operatori, che guardano alle opportunità di compravendita del titolo in Borsa (ricordiamo che la Juventus è una società per azioni) ragionano in un’ottica che va dai 3 ai 5 anni. Non è un caso che, nell’immediato, il titolo del club bianconero non abbia subito bruschi crolli (-0,20%, la chiusura di ieri). Il discorso allora vede nel prossimo avvio di una Superlega europea un elemento di spicco: è alla partecipazione costante e sempre più redditizia alla Champions League che la Juve punta e aspira. Un obiettivo condiviso con le altre grandi società del calcio italiano, non ultime quelle passate recentemente sotto il controllo di proprietari cinesi. La forbice si sta allargando e l’era degli Juve-Benevento e Juve-Spal (con tutto il rispetto per le piccole realtà della Serie A) sembra arrivata al termine, almeno da un punto di vista economico. I 40 milioni tolti dal bilancio bianconero, in questo senso, non rappresentano certo una tragedia per Agnelli e famiglia: basti considerare che già la riforma della Champions metterà nelle tasche dei club molti più ricavi rispetto al passato. Tutto ciò porterà però alla considerazione della massima competizione europea per club come fondamentale: sì, l’ipotesi di arrivare quinti in campionato sarà davvero catastrofico per le big, compresa la Juve. Perché, più che di diritti televisivi italiani, il club bianconero - che ha già raggiunto un fatturato record di 562,7 milioni - ragiona già sui diritti televisivi europei e mondiali. La crescita passa da qui.