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24 aprile 1994, Andrea Fortunato disputa la sua ultima partita da professionista con la maglia della Juve. 25 aprile 1995, Andrea Fortunato a distanza di un anno esatto si spegne dopo mesi trascorsi a combattere contro una malattia infame come la leucemia. In questi giorni di ricordo di uno degli angeli bianconeri, ilBiancoNero.com ha contattato Fabrizio Ravanelli suo grande amico e non solo compagno di squadra: “Andrea era un ragazzo straordinario, così come speciale era tutta la sua famiglia. Da suo papà a sua mamma, da sua sorella a suo fratello. Aveva un grande carattere, era sempre leale, era benvoluto da tutti quanti. Ed aveva davanti a sé un grande futuro da calciatore, con la Juve e sono sicuro anche con la Nazionale. Quando ci ha lasciato è stato un brutto colpo per tutti”.

E per lei in particolar modo. Che rapporto avevate?

“Io e lui avevamo un rapporto speciale. Farà sempre parte di me, è sempre con me. Ci siamo ritrovati alla Juve ma avevamo anche già fatto insieme il militare a Napoli, eravamo compagni di Nazionale. Ricordo quei mesi con particolare affetto, eravamo spesso in camera insieme e ci trovavamo sempre la sera a mangiare una fetta di torta davanti a una tazza di camomilla prima di andare a dormire. In campo poi ci intendevamo a memoria. Poteva fare gol e sapeva sfornare assist, aveva una forza incredibile, era uno spettacolo quando galoppava sulla fascia sinistra”.

 

Poi la malattia. Cosa ricorda di quel periodo?

“Se ripenso a quei momenti mi vengono ancora i brividi. Aveva anche ricevuto diverse critiche per un calo di rendimento che nessuno riusciva a spiegarsi, poverino non riusciva più a giocare. Noi però gli eravamo sempre vicini perché quando un tuo compagno non gioca bene non è che ci si possa permettere di puntargli il dito contro. Ricordo che una sera poi al ristorante gli uscì sangue dal naso, fu costretto a sdraiarsi per terra. Pochi giorni dopo la diagnosi, e poi abbiamo capito tutto. Purtroppo”.

 

Guardando al campo, oggi sono sempre più i tifosi bianconeri innamorati di Mario Mandzukic, spesso paragonato proprio a Ravanelli. Le piace questo paragone?

“Sì, mi piace tantissimo. E mi piace tantissimo Mandzukic, era ora che venissi osannato così. È ora di finirla di esaltare in tono minore questi giocatori. Spesso si pensa solo alla bella giocata, ma sono loro che fanno la differenza. Sì, la Juve ha tanti grandi campioni come Buffon e Chiellini, Higuain o Dybala. Ma penso che Mandzukic rappresenti la Juve in tutto e per tutto, per concretezza e determinazione, fame di vittoria e spirito di sacrificio. E Allegri si è dimostrato un fuoriclasse nel cucirgli addosso questo nuovo abito”.


Ultima Champions vinta è stata la vostra nel 1996. La Juve è pronta a tornare sul tetto d'Europa?

“Sì, sono convinto che vincerà la Champions. A patto che mantenga questa umiltà in ogni partita fino alla fine della stagione. Il sorteggio può sembrare facile solo a chi non conosce il Monaco: è una squadra difficile da affrontare, Jardim è stato bravissimo a prendere un gurppo con tanti giovani di talento trasformandolo in una squadra vincente e spettacolare. Sarà una partita difficile, hanno vinto anche a Lione dimostrandosi squadra forte e vera che potrà puntare anche alla vittoria del campionato. Serve umiltà quindi, altrimenti il rischio di prendersi un cazzotto in faccia diventa elevatissimo e non ci sarà tempo per rimediare. Ma sono convinto che la Juve non commetterà questo errore, vuole la finale e ha tanti giocatori che forse han capito di essere arrivati all'ultima possibilità per farcela. Vedo tutti motivati e determinati a veicolare questi mesi di grande sacrificio nel raggiungimento del proprio obiettivo: vincere tutto”.