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Una Juventus sconosciuta persino a se stessa “regala” ai suoi tifosi un Ferragosto da cani. Due lampi nel buio del “numero 10”, la punizione e il rigore battuto in maniera magistrale, illudono un poco rendendo però la delusione ancora più cocente. Chapeau a Simone Inzaghi e ai suoi ragazzi i quali, dopo il “finis” decretato dall’eccellente arbitro Massa, stramazzano a terra stremati dalla fatica ma felici. Restano in piedi i bianconeri con l’espressione del volto segnato dalla “sorpresa” anziché, come sarebbe stato legittimo attendersi, dalla consapevolezza del senso di colpa per averla fatta grossa. Fantasmi per ottanta minuti. Soltanto dieci sull’orologio gli scampoli di Juve vera e antica. Pochissima roba per la “regina” che, da ieri sera, fa un po’ meno paura a tutte le altre concorrenti per un campionato, ormai alle porte, che presumibilmente non sarà più caratterizzato dal dominio bianconero.

Dicono: eppure era esattamente la squadra della stagione passata. E’ vero. E il punto sta proprio qui, ferma restando la necessità ormai insopprimibile di trovare qualche “santo protettore” disposto a mettere mano al portafoglio per far arrivare urgentemente quel centrocampista di qualità e di potenza del quale non è più possibile fare a meno. Nell’attesa, Massimiliano Allegri ha voluto riproporre la teoria antica della gallina vecchia che fa buon brodo scordandosi, però che non poteva più contare su due ingredienti fondamentali come Bonucci e Dani Alves la cui assenza si è fatta pesantemente sentire. Ma non è stata l’unica dimenticanza di un allenatore evidentemente distratto e sbadato.

Il tecnico bianconero, nello specifico di una gara che per la sua squadra possedeva una valenza davvero molto importante, si è scordato in panchina due giocatori che pure Marotta e Paratici avevano provveduto a regalargli superando non poche difficoltà strategiche ed economiche. Diciamo di Douglas Costa e di Bernardeschi i quali, all’Olimpico di Roma, sono stati relegati a far tappezzeria fino a quando, a mal parata, il mister si è ricordato di loro e ha deciso di mandarli finalmente in campo. Era tardi, ormai, anche se per un pelo non veniva fuori quel “miracolo” che per dirla con tutta onestà la Juventus non avrebbe meritato.Soprattutto quei residui scampoli di partita hanno sottolineato il peso del “peccato” originale commesso da Allegri nel non voler schierare fin dal primo minuto l’unico giocatore, Douglas Costa appunto, che ha dimostrato di poter garantire alla squadra un autentico sensi di novità tecnica e tattica seppure impiantato in mezzo a un gruppo di “fantasmi” come, specialmente, Higuain il quale ha terminato la gara con la maglia pulita e senza una goccia di sudore sulla fronte.

Domenica prenderà il via il campionato e il timore che persino il Cagliari possa infondere qualche ansia alla Juventus non è campato in aria in base a ciò che si è visto di preoccupante con la Lazio. Ma soprattutto per ciò che non si è visto e sarebbe stato opportuno vedere. I volti, nuovi e legittimamene “affamati”, di coloro che Allegri per motivi incomprensibili tiene in panchina preferendogli uomini che forse di “fame” non ne hanno più tanta. Almeno per il momento.