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Agli atti restano le coppe in bacheca, purtroppo zero. Rimane il malumore per le occasioni sfuggite, chissà quando ripetibili. Ma un'analisi depurata dal dispiacere di Madrid non può fare a meno di sottolineare come in quattro stagioni di gestione Allegri la Juventus abbia fatto più che bene in Champions League: due finali perse (Berlino e Cardiff) e due ko a testa alta agli ottavi (Bayern 2016) e quest'anno ai quarti, sfiorando l'impresa contro al Bernabeu. 

Il brivido dell'eliminazione diretta non offre il quadro indiziario completo di un campionato con 30 e più giornate, ma nell'arco di un quadriennio la tendenza si può decifrare. Una sorta di indice di competitività, che abbiamo calcolato così: un punto per ogni turno superato, successivo alla fase a gironi. Cinque a chi solleva la coppa, quattro alla finalista, tre a chi esce di scena in semifinale, rispettivamente due e uno alle eliminate ai quarti e agli ottavi. 

Il Real Madrid con i trionfi di Milano e Cardiff dominerebbe comunque il quadriennio (16 punti) pur se non dovesse arrivare a Kiev. Seguono a quota 11 la Juventus, il Barcellona (che per il terzo anno di fila si è fermato ai quarti) e proprio il Bayern Monaco: centrando la finale, i bavaresi potrebbero isolarsi al secondo posto della speciale graduatoria. Decisamente più indietro le immediate inseguitrici del quartetto: sette punti per il Manchester City, sei per Paris Saint Germain e Atletico Madrid. Nonostante le proprietà arabe e gli investimenti senza freni, il fronte Citizens di Manchester (una semifinale, nel 2016) e la capitale francese hanno vissuto negli ultimi anni meno notti di gloria di quante se ne ricordino a Torino. Sugli albi d'oro rimane solo chi vince, ma Allegri ha portato la Juventus tra le prime quattro forze della Champions League. Lo dicono i numeri. 

@pietroscogna