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Quattordici anni fa, all’ombra della Tour Eiffel, Pavel Nedved stringeva in mano con orgoglio il Pallone d’oro. In pochi avrebbero pensato che l’ottavo giocatore della Juventus a ricevere l’ambito premio, davanti a Thierry Henry e Paolo Maldini, sarebbe stato l’ultimo per oltre un decennio e forse di più. La Furia Ceca, allora reduce dalla delusione di Manchester vissuta in tribuna e da un inizio di stagione tutt’altro che indimenticabile agli ordini di Lippi, assiste oggi al “digiuno” bianconero nei panni di vicepresidente. La grinta è ancora la stessa, l’apporto alla Vecchia Signora sempre decisivo, seppur spostato dal campo alla scrivania. Lo sguardo, soprattutto, è puntato sull’uomo che potrebbe raccogliere un’eredità già arrivata ad un record per niente invidiabile.

L'ULTIMA VOLTA - Rimane un po’ di amarezza, ad osservare una rosa che - madridista Cannavaro nel 2006 a parte - non è più riuscita a portare un giocatore ai vertici della classifica di France Football. Perché se è vero che il Pallone d’oro non può essere l’unico indizio della qualità di un atleta o della squadra di cui fa parte (“E’ diventato un premio al miglior attaccante”, pungeva Philipp Lahm qualche mese fa), la sua assegnazione è spesso andata di pari passo con i risultati conseguiti in Europa. Un teatro internazionale che ha visto la Juve crescere in modo verticale nelle ultime stagioni, fermandosi però allo step decisivo. Uno scalino, mancato anche da Nedved in tempi diversi, che adesso sembra quasi imprescindibile per confermare lo status di “big” del continente. Si legga Berlino e Cardiff, palcoscenici in cui aspiranti stelle come Pogba e Dybala avrebbero potuto saltare sul trampolino. Niente da fare: il Pallone d’oro è rimasto prerogativa di Messi e Cristiano Ronaldo nell’ultimo decennio, ma il tempo trascorso da Pavel fa comunque rumore. Non a caso la Juve rimane al terzo posto (condiviso con il Milan) tra i club con il maggior numero di premi conquistati. Ben otto: Sivori, Rossi, i tre di Platini, Baggio, Zidane e appunto Nedved. Un digiuno più lungo era avvenuto soltanto tra la vittoria del Cabezón e quella di Pablito (21 anni). Nedved scruta con nostalgia la propria bacheca, in attesa che uno dei bianconeri di oggi - prima o poi - lo emuli. Ma chi ci è andato più vicino nelle scorse stagioni? Scopritelo nella nostra gallery.

@mcarapex