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Al fischio finale di Juve-Inter, ho letto diversi giudizi opposti a ciò che mi sarei aspettato dopo una partita del genere. Perché un conto è la realizzazione di un gol, un conto è la prestazione. “Pazienza” (tra infinite virgolette, visto che si parla pur sempre di Juve) se non vinci, ma l'organizzazione di gioco da parte della squadra di Allegri è stata buona. Lo dimostrano le cinque palle gol dei bianconeri e l’unica conclusione interista, praticamente un cross sbagliato parato da Szczesny.

Ma il risultato influenza sempre il giudizio, come affermava sarcasticamente lo stesso allenatore qualche settimana fa. Direi invece che contro Napoli e Inter abbiamo assistito a due prestazioni molto intelligenti. Poi contano gli episodi, come la traversa colta da Mandzukic. Che poi, per rispondere ai critici di Allegri, sarebbe giusto riflettere: se avesse giocato Douglas Costa, più tecnico e veloce ma anche di gran lunga meno fisico del croato, avrebbe forse avuto l’occasione di staccare di testa e sfiorare il gol? Per inserire il brasiliano (o Bernardeschi) nel secondo tempo, sarebbe anzi stato utile togliere Higuain - mai pericoloso - e spostare Mario nel ruolo di centravanti.

Eppure ci sarà sempre una corrente di pensiero che inspiegabilmente non reputa Allegri abbastanza bravo. Un’opinione che rispetto, ma che non mi sembra seguire una logica precisa. Un pregiudizio, niente più: anche se Max avesse vinto una Champions League, rimarrebbe inviso agli occhi dei tifosi. E, come diceva Einstein, è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.

Meglio allora concentrarci sul campo e sul sorteggio di Nyon, che ha riservato ai bianconeri il Tottenham. E’ una squadra allenata da un grande tecnico, reduce da un secondo posto in Premier League. Continuo comunque a pensare che la Juve - se vuole lottare per i primi quattro posti in Europa - dovrà sfruttare la crescita di almeno uno o due nuovi acquisti. Uno di questi è indubbiamente Blaise Matuidi.