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La campagna acquisti della Juventus, partita con il freno a mano tirato e andata incontro a più di un ostacolo lungo la propria strada, è pronta ad accelerare. Poche ore ancora per vedere Wojciech Szczęsny e Mattia De Sciglio con la divisa bianconera, in un doppio colpo fortemente voluto e completato quasi in contemporanea. L’arrivo del portiere dell’Arsenal e del terzino del Milan va a coprire due buchi vistosi nella rosa di Allegri, aperti dalla cessione di Neto e dalla partenza - praticamente imprevista - di Dani Alves.

PERDITE E GUADAGNI - I due nuovi innesti si uniranno al loro “collega” di spicco - quel Douglas Costa che ieri si è presentato con orgoglio a media e tifosi - e raggiungeranno il resto della squadra al Babson College di Wellesley, Massachusetts. Una squadra che, a dispetto del loro arrivo, appare inevitabilmente meno forte di quella che l’anno scorso volò in Australia. Facendo un elementare raffronto fra guadagni e perdite, è impossibile non notare come i clamorosi addii di Dani Alves e Bonucci una certa eredità negativa l’abbiano lasciata. Un indebolimento fisiologico: la Juve che è arrivata a un passo dal vincere tutto nella scorsa annata doveva molto all’apporto del terzino più vincente del mondo - una spanna sopra agli altri nella seconda parte di stagione - e di uno dei migliori difensori d'Europa.

DIFESA MENO - “Ci sono lui e Sergio Ramos”, potremmo dire parafrasando Vincenzo Montella, ben contento di affidare le chiavi del suo Milan a Bonucci. Il numero 19 non è stato ancora sostituito da Marotta e Paratici e probabilmente non lo sarà mai, almeno in questa sessione di mercato: è vero, i quattro centrali a disposizione di Allegri garantiscono una formale copertura in caso di utilizzo del 4-2-3-1 (due titolari e due riserve), ma togliendo Bonucci dall’equazione si ottiene comunque una retroguardia di qualità inferiore. Tolte le sue geometrie e il suo carisma, rimane l’esperienza della coppia Barzagli-Chiellini, l’eleganza di Rugani (chiamato infine a trasformarsi da promessa in certezza) e la speranza in una condizione fisica ottimale di Benatia. Passare da Neto a Szczęsny come vice Buffon e futuro erede del capitano può essere un upgrade, per esperienza e qualità complessiva. Ma per quanto riguarda lo “scambio” Dani Alves-De Sciglio, inutile dire che il paragone - almeno al momento in cui si scrive - è improponibile.

ATTACCO PIÙ - Se però un vistoso segno “meno” è da aggiungere alla voce “difesa”, altrettanto non si può dire sull’attacco. Oltre al già citato Douglas Costa, la Juve vuole completare a breve l’affare per Federico Bernardeschi, uno capace di dare ad Allegri varianti tattiche in abbondanza e una rinnovata qualità sulla trequarti. I due fantasisti - soprattutto se uniti all’acquisto di un adeguato vice-Higuain (ma su questo fronte il discorso Schick si è fatto delicato) - daranno vita ad un reparto offensivo sicuramente più completo rispetto a quello dell’anno scorso, passato senza preavviso attraverso la rivoluzione del modulo “a cinque stelle”. Ma serve di più. Perché indebolire la difesa e rafforzare l’attacco non è sinonimo di crescita, bensì (al massimo) di conservazione. E la Juve 2017-18, al momento, non potrebbe competere con quella 2016-17.

Dopo i segnali (Douglas Costa-Bernardeschi, la possibile permanenza di Alex Sandro) è il momento dei botti: per rafforzare - dopo averla indebolita - la Juve che, pochi mesi fa, arrivò a 45 minuti dal vincere tutto.

@mcarapex