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Manca qualcosa. Il problema di questa Juve è tutto li, in quel "qualcosa" che - come ha rilevato Chiellini - ciascun componente della squadra deve ritrovare dentro se stesso. Cosa sarà mai questo “qualcosa”? Proviamo a dargli un nome. 
 
La vogliamo chiamare fame, oppure voglia? Perché l'impressione da fuori é che, di rivincere o meno, questo settimo scudetto importi davvero poco a tanti. Dicesi appagamento. In alternativa, pancia piena. Parzialmente comprensibile magari per chi è alla Juve dalle stagioni con Conte (mi pare, però, che qualche senatore non la pensi proprio così) decisamente meno per chi è arrivato solo ieri,o l’altro ieri. Non va bene, perché alla Juve si vive per la vittoria e non ci si stanca mai di inseguirla: chi non capisce o non condivide più questa filosofia, come minimo dovrebbe chiedere la cessione, a giugno, se non addirittura già a gennaio. 
 
Lo vogliamo chiamare calo di tensione? Perché non è normale dominare una gara per un'intera frazione di gioco e poi crollare al primo gol avversario, com'appunto capitato domenica scorsa a Marassi. Anziché tirare fuori gli artigli e reagire, la Juve attuale molla tutto, va in catalessi e si affloscia. Come il pugile stordito, si fa gonfiare di botte. Non deve e non può succedere, a maggior ragione in una squadra esperta com'è appunto quella bianconera, strapiena di gente d'esperienza, assolutamente in grado di gestire i vari momenti di una partita e che soprattutto non cade in depressione nel caso di un gol avversario. E che non perde nemmeno tempo a protestare per un fallo, dimenticandosi – come ha fatto Khedira – di marcare Ferrari sull’azione del terzo gol doriano. Sarà stato pure fallo evidente, ma prima difendi e poi protesti. Se ti deconcentri,normale prendere poi gol.
 
Vogliamo chiamarla mancanza di umiltà? Perché a questa Juve é pure capitato di andare in vantaggio e farsi poi ribaltare nel giro di 5 minuti, vedi per esempio con la Lazio,dando magari per scontato che l'avversario non sarebbe stato in grado di farlo. Oppure, com'e accaduto a Genova, di dominare sulla Sampdoria per un tempo e poi rientrare in campo con la certezza che saremmo stati noi a segnare, e non loro. L'eccessiva sicurezza nei propri mezzi può essere deleteria. Nulla ti è dovuto per censo, e infatti nessuno ha più paura di questa Juve. Tutti, Benevento compreso, hanno capito che ce la si può giocare. Tutte le squadre osano, e spesso riescono a farci gol e mandarci in crisi. Bisogna scendere dal piedistallo e tornare a combattere, perché nulla ti viene regalato.
 
Vogliamo chiamarla scarsa disponibilità al sacrificio? Perché si vince e si perde in 11, ma se non tutti sono disponibili a dare una mano, se necessario anche a soffrire e stringere i denti, ad aggiungerci la giusta dose di cattiveria quando serve, allora si perde e basta. E se non hai voglia, non hai grinta, non sei disposto a sacrificarti, non sei da Juventus. Dopo 6 scudetti e 3 Coppe Italia vinti in sequenza e 2 finali di Champions, è difficile anche solo pensarlo, ma tutto può essere.
 
Forse ho dimenticato qualcosa, ma penso che se peschiamo in mezzo a tutte queste possibili spiegazioni, quella giusta alla fine la troviamo. E magari a Vinovo l’hanno pure già individuata. Non resta che cambiare rotta, perché la stagione è lunga e nulla è perduto.