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Miralem Pjanic parla a Il Messaggero degli obiettivi della Juventus per questa stagione e risponde all’ex compagno di squadra Radja Nainggolan che nelle scorse settimane aveva affermato di non essersi voluto trasferire alla Juventus perché vincere a Torino sarebbe “troppo facile. "Dopo cinque anni bellissimi a Roma, ho solo deciso di fare altre esperienze – risponde Pjanic -. La Juve mi ha seguito, mi ha voluto. Io avvertivo l’esigenza di confrontarmi con un’altra esperienza, del resto la carriera di un calciatore è breve. Detto questo, vincere non è mai facile e non lo è nemmeno qui. Ci vuole abnegazione, lavoro. Le vittorie si ottengono sudando, meritandole, al di là di ciò che, troppo superficialmente, si pensi in giro".

L'ADDIO ALLA ROMA - "Vincere con la Roma sarebbe stata un’emozione unica. Purtroppo non ci sono riuscito, e mi dispiace. Ma ci ho provato. Molti sono rimasti male che sia andato via, ma io non ho tradito nessuno. Lì c'è passione, dalla mattina alla sera si pensa al calcio, alla squadra. E questo è bello perché un successo ti porta alle stelle, ma dall’altra parte è negativo perché si perde il senso dell’equilibrio. E il problema, lì, è proprio questo".

ALLENATORI - "Luis Enrique un uomo straordinario, tutti noi ci siamo dispiaciuti quando è andato via, purtroppo non c'erano i giocatori adatti. Zeman? Non c’era dialogo, a parte con Totti, che conosceva da anni. L’atmosfera era pesante. Mi dava fastidio che non parlava. Con Garcia all'inizio andava bene, è un buon allenatore, poi non ha saputo invertire il momento negativo. Spalletti? Un grande, è tosto, sono stati sei mesi importanti".

ALLEGRI VS SARRI - "Allegri mi ha migliorato, adesso sono un calciatore maturo con la visione di squadra. La diatriba con Sarri? Io sto con il mio mister, alla fine contano le vittorie. Il Napoli ha il più bel calcio d'Italia, noi siamo più pericolosi e difendiamo meglio".