commenta
La Juve ha ancora fame, non illudetevi del contrario. È chiaro e semplice il messaggio che Miralem Pjanic lancia dalle pagine della rivista Undici, in edicola domani: "Quest'anno ci sono tantissime buone squadre in lotta per il campionato, Napoli, Inter, Roma, Lazio, e tutti vogliono che la Juve smetta di vincere. Questo ci dà una motivazione in più".

UN ANNO E MEZZO DI JUVE - "Mi sento molto responsabilizzato perché mister Allegri mi chiede di far giocare bene la squadra. Se si arrabbia spesso con me è perché vuole che io diventi uno dei migliori, vuole che io non sbagli nulla. Crede tanto in me, e questo è uno stimolo in più. Obiettivi? Speriamo a maggio di festeggiare, il nostro obiettivo numero uno è lo scudetto. Vogliamo fare qualcosa di straordinario vincendo il settimo scudetto di fila quest'anno, sarebbe veramente una cosa incredibile, da mostri. Quando sono arrivato alla Juve, Allegri mi ha detto che nel futuro mi vedeva davanti alla difesa: era quello il suo obiettivo per me. Mi sono messo a disposizione, ora mi trovo bene in un ruolo dove posso dare una mano importante alla squadra".

ROTTURA? UNA BUFALA - "La gente pensa che vincere per la Juve sia facile. In realtà noi dedichiamo tantissimo tempo al lavoro, ci sacrifichiamo ogni giorno. Quando ho letto di screzi nello spogliatoio, ho capito che si cercava di destabilizzare il nostro ambiente. Lo spogliatoio è sempre unito e formato da persone responsabili, con cui, quando le cose non vanno bene, si riesce a parlare tranquillamente".

ROMA - "Quando ero nella Roma giocavamo un buonissimo calcio, ci ripetevamo sempre: questo è l'anno buono, siamo forti. Però arrivavano partite dove non eravamo presenti. La Juve invece dimostra sempre di essere presente".

LE PUNIZIONI - "Sui calci di punizione ci lavoro sempre, è diventata una delle mie abitudini. Sta andando bene, segno spesso, do un contributo importante alla squadra. Ma è un lavoro che devi mantenere costantemente nel corso della stagione, per poter essere a tuo agio nel metterla dentro. Sembra facile ma non lo è. La cosa più dura è la regolarità: sotto questo punto di vista ho fatto passi importanti. Il mio modello è Juninho, con cui ho giocato a Lione, era davvero il numero uno. Quello che faceva era impressionante".

OBBIETTIVI PERSONALI - "Io voglio migliorare tanto, voglio che il mio nome sia ricordato. Sto mettendo la massima serietà, la massima professionalità per fare passi avanti, e da quando sono alla Juve ne ho fatti. Adesso voglio continuare, ho una carriera davanti ancora lunga. In una grande società migliori sempre e io sono in una grandissima società, dove lavoro quotidianamente con gente incredibile".