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Anche questa volta si vola. Il Sassuolo, seppure di carne ruspante, è stato masticato e digerito con estrema disinvoltura. Proprio come era accaduto con la Lazio. E adesso toccherà all’Inter sperimentare l’abilità e il coraggio dei “quattro moschettieri”. No problem. Perlomeno a occhio. Il campo, quello dove si gioca e sul quale le chiacchiere valgono quanto le vecchie lire al tempo dell’euro, non consente incertezze interpretative. La Juventus, rivisitata e corretta da un tecnico il quale finalmente ha deciso di offrire al popolo bianconero lo spettacolo prodotto da tutto il materiale messo a sua disposizione dalla dirigenza, forse non sarà ancora un capolavoro sorrentiniano della serie grande bellezza ma ben poco ci manca.

L’intoccabilità di Dybala, Higuain, Mandzukic e Cuadrado schierati in contemporanea per la”regia” di Pjanic si è confermata regola da seguire con metodo pressoché matematico e incontrovertibile.  Per la sostanza, il risultato, e per l’incanto, il piacere di poter vedere giocare a pallone come il Dio Palla, sempre evocato da Gianni Brera, comanda. Novanta minuti e spiccioli di tempo durante i quali la gente bianconera trova il modo e il tempo di poter sognare e godere dopo essere stata costretta a dover ragionare, nei giorni precedenti, su vicende sgradevoli o addirittura indecenti le quali, false o vere che possano essere, andavano in qualche modo a macchiare l’abito e anche l’anima della Signora. Per fortuna, poi, arriva la domenica che almeno per un giorno provvede a esorcizzare i fantasmi generati dal sospetto, dalla dietrologia, dal pettegolezzo o anche soltanto dal desiderio di far chiarezza tra le pieghe di un mondo, quello del calcio, sicuramente pieno di ombre come il resto delle attività umane e perciò molto difficile da indagare.

E allora, prima di ricominciare a farsi il sangue amaro, si ha la possibilità per ragionar di calcio e di emozioni per magari tornare a frequentare il lusso di essere tutti un poco bambini e di giocare con la fantasia. Osservando all’opera, specialmente nel corso del primo tempo, i bianconeri contro il Sassuolo per esempio mi sono sentito trasportare indietro di un bel po’ di anni. Al tempo in cui la Juventus scendeva in campo con un attacco formato da Nicolè, Boniperti, Charles, Sivori e Stivanello. All’allenatore di allora, l’argentino Cesarini, non sarebbe mai saltata in mente l’idea di lasciare fuori anche soltanto uno di quei “moschettieri”. Dentro, tutti insieme. E facevano sfracelli. Lei era già la Vecchia Signora specialista in scudetti. I paragoni non si dovrebbero mai fare, ma gli accostamenti emotivi sono ammessi. Ecco, la Juventus attuale mi porta a considerare autentico il teorema del filosofo Giambattista Vico sui corsi e ricorsi storici.

In più, oggi al tempo della globalizzazione universale, esiste il fattore Champions. L’evento che, per molti, ha un valore maggiore dello scudetto e non solo per motivi di danè. Io voglio pensare e augurarmi che Massimiliano Allegri sia davvero così bravo e intelligente da aver studiato a tavolino fin da inizio stagione i tempi e i metodi della “rivoluzione” concretizzata tre settimane fa. Sicchè la partite giocate dai bianconero dopo la sberla di Firenze altro non sarebbero che “prove tecniche per la Coppa”. Un trofeo al quale i “quattro moschettieri”, arricchiti in autostima e in reciproca sintonia tattica, sono in grado di dare l’assalto con successo. Gli altri saranno anche “galattici” o “marziani blaugrana”, ma questa è la Signora.