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Eccolo di nuovo, finalmente. Addirittura con il destro, per lui cosa inusuale, e con le scarpe nuove di zecca. E’ riuscito persino ad accelerare i battiti del cuore nel petto di Massimiliano Allegri il quale, questa volta e lui solitamente assai prudente nel lasciar trasparire entusiasmo, gli ha pubblicamente pronosticato un futuro planetario da leggenda. In questo modo Paulo Dybala ha rotto l’incantesimo del “bello addormentato” tornando a riprendersi la Juve e onorare degnamente la magia numero dieci.

Personalmente osservando la sua performance di Verona la prima cosa che ho pensato è stata: “Peccato che l’argentino non sia figlio unico”. Mi spiego. Non voglio certamente scomodare il vecchio ma sempre attuale proverbio “parenti serpenti”, ma egualmente sottolineare che spesso e volentieri specialmente quando il profumo del denaro si fa più intenso i rapporti di famiglia tendono a tracimare nel desiderio di diventare più “impiccioni” del dovuto. Il caso di Dybala, seppure non originalissimo, è esemplare. Non è un fatto marginale se il “sonno” del campione si è iniziato proprio con l’entrata in scena del fratello Mariano che è stato eletto dal clan del giocatore come nuovo agente in nome del “cucciolo d’oro”. Da quel momento il rapporto che regolava l’intesa globale tra Dybala e la Juventus è diventato terra minata da questioni di sponsor e di diritti di immagine assortiti. Non solo. Approfittando della maretta in atto le società più famose e più potenti del calcio europeo si sono fatte avanti in maniera ben più che allusiva giocando sul possibile scontento del campione bianconero. Buon gioco al rialzo per Mariano il quale non ha esitato a confidare pubblicamente che un eventuale trasferimento del fratello al PSG non era affatto da escludersi. Nel contempo ecco tornare in scena anche Antonella Cavalieri, la fidanzata di ritorno di Paulo dopo che i due si erano lasciati a settembre. Poter andare a vivere nella “ville lumiere” per la ragazza sarebbe un sogno. Di qui lo stato “comatoso”, in allenamento e in campo, di Dybala.

A Verona eccolo giocare con scarpette non più nere ma colore dell’oro. Forse si tratta del primo segnale che annuncia una probabile (e augurabile) ricucitura dello strappo tra il giocatore e la società bianconera. E’ presto per dirlo, naturalmente, ma la formidabile prova di forza data da Dybala contro l’Hellas spinge verso l’ottimismo. Resta comunque il fatto incontrovertibile di ciò che non dovrebbe mai accadere a un professionista per di più campione. Affidare completamente la gestione del proprio lavoro nelle mani di chi certamente per affetto ma anche e forse moltissimo per convenienza pratica può combinare grossi guai. Troppi sono gli esempi di fuoriclasse condizionati dai rapporti famigliari. Clamoroso quello di Diego Maradona per arrivare sino a quello di Alex Del Piero dopo essere passati per Higuain.

Dybala, poi, dovrebbe fare mente locale sul fatto che lui indossando la maglia numero dieci ha firmato un patto che il popolo bianconero prima ancora che con la Juventus. Un aspetto etico della vicenda che lo stesso campione non può ignorare, al netto del fatto che lui a Torino guadagna già cifre che consentiranno un’esistenza principesca anche a figli ed eventuali nipoti. Ecco perché, forse, se Paulo Dybala fosse stato figlio unico tutto ciò non sarebbe accaduto.