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Nella nostra ricerca dei tifosi bianconeri sparsi in lungo e in largo per l’Italia, torniamo oggi in Sicilia. Siamo a Palermo, dove vicino alla splendida chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella, sorge il Club DOC del capoluogo regionale. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il presidente Francesco Pedone.


Com’è nato lo Juventus Club DOC Palermo “Claudio Marchisio”?


"E’ nato nel 2012, da un gruppetto di ragazzi che aveva fondato la pagina Facebook Il Bar dello Sport Bianconero. Io ero un semplice tifoso, intento ad affrontare le difficoltà di reperire biglietti per lo Stadium. Così mi sono iscritto e ho contribuito a dare la spinta per portare quella realtà virtuale a diventare un club vero e proprio. Pensate che all'inizio ci incontravamo nel mio garage di poco più di 30 metri quadrati, guardavamo le partite tutti insieme grazie ad un proiettore: duranteJuve-Galatasaraydi Champions League eravamo tutti ammassati".


Da quel momento è cominciata la scalata.


"Sì, prima con un locale molto più grande ma un po' fuori mano, non in centro. Gli iscritti sono passati da 80 a 105, poi sono arrivati a 135 e infine a 185. Quest'anno siamo 215 soci e abbiamo cambiato nuovamente sede, siamo in un antico palazzo nobiliare davanti al Teatro Massimo, in una zona centralissima".


Organizzate molte iniziative?


"Sì, oltre alle trasferte organizziamo anche eventi sociali. Come quello di quest'anno, per la famiglia di un ragazzino venuto a mancare tragicamente a causa di un tumore. Anzi, colgo l’occasione per salutare il papà, Salvo Terranova, che è un nostro socio. Abbiamo organizzato un torneo di beneficenza, a cui hanno partecipato anche una squadra di milanisti e una di interisti, è stata una bellissima esperienza. Poi ovviamente è impossibile dimenticare la festa di inaugurazione del club, con Stefano Tacconi come ospite speciale".


E dal lato prettamente calcistico, invece? Avete assistito a molte partite dal vivo in questi anni?


"Sì, e devo ringraziare il Centro Coordinamento che ci dà l'occasione di accedere ai biglietti, facendo da tramite con la società. Per fortuna siamo riusciti a portare molte persone allo stadio. Ovviamente siamo un club, e non una biglietteria: ripeto spesso che la Juve va vissuta sempre, e non solo per i match prestigiosi come quello con l’Inter. Il nostro è un centro di aggregazione, è bello vedere con il tempo come si creano certe amicizie e certi personaggi. C’è quello che fa il tecnico, quello che porta sfiga, il mangione, quello silenzioso che parla un sacco dopo le vittorie della Juve…


C’è almeno una partita che le è rimasta nel cuore?


"Ne ho due in particolare, una vista allo stadio e una al club. La prima è Juve-Chievo 2-0 del gennaio 2015, ricordo che ci fu un gran gol di Pogba. In quell’occasione eravamo in quindici e abbiamo partecipato al Terzo Tempo, incontrando Morata, Storari e Pepe. E’ stato molto bello partire tutti insieme in aereo, con la felpa personalizzata e tutto il resto. Poi anche la “cabala” giocava contro di me, perché tutte le volte che ero andato allo Stadium la Juve aveva pareggiato (ride, ndr). Fortuna che quella volta è andata decisamente meglio. La seconda che ricordo invece è la semifinale di ritorno di Champions League contro il Real Madrid. Eravamo un centinaio al club a vederla in tv, al fischio finale siamo letteralmente esplosi. Tre soci erano presenti al Santiago Bernabeu e ci mandavano messaggi, erano commossi, non capivano più niente".


Dalla Champions… alla Champions. Siete pronti per la sfida contro il Porto?


"Certo, a Oporto saremo una quindicina".


E per il futuro? Cosa si augura?


"Molti dicono Cardiff, io vado oltre e dico che mi piacerebbe vedere la Juve al Mondiale per club (ride, ndr). No, faccio gli scongiuri. In generale vorrei vedere il movimento calcistico italiano imitare la Juve e non denigrarla per ogni scemenza. E’ l’unica società che investe, soprattutto a livello di infrastrutture, e andrebbe apprezzata anche in Italia e non solo all'estero. Ho vissuto 10 mesi in Spagna e ho potuto constatare come i tifosi in tutta Europa abbiano una grande stima della Juve. Soltanto in Italia troppe persone sembrano pensarla diversamente".