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Il fardello del sostituto di una leggenda come Gigi Buffon non si limita all’accettazione, praticamente fisiologica, della panchina. Prima di Neto ci erano passati Chimenti, Mirante, Belardi, Manninger e Storari: una lista in cui forse soltanto l’ultimo è riuscito a lasciare una traccia sostanziale nella storia juventina. Perché l’amara tranquillità del dodicesimo uomo non lo esime dal farsi trovare, sempre e comunque, pronto. Raramente in campionato, quasi mai nei palcoscenici della Champions League, ma per una squadra che punta al Triplete anche il portiere della Coppa Italia deve necessariamente mantenere un rendimento che rasenti la perfezione.

UN EPISODIO - Una continuità che Neto sembrava aver finalmente trovato nella prima stagione da riserva bianconera di Buffon, dopo quattro anni e mezzo ricchi di poche luci e molte ombre a Firenze (113 gol subiti in 101 partite, conditi da troppe giornate ‘no’). La conquista della seconda Coppa Italia consecutiva di Allegri è anche merito suo: negli occhi dei tifosi rimane, soprattutto, la super parata su Perisic che impedì all’Inter - sul risultato di 3-0 - di completare la rimonta nella semifinale di ritorno disputata a San Siro. Partita folle, quella: momenti già vissuti, che stavano quasi per ripetersi ieri sera al San Paolo. Stavolta, però, la responsabilità del brasiliano è sotto gli occhi di tutti. Perché dopo il 2-1 di Higuain la sensazione era che il match potesse trascinarsi stancamente verso il 90’, con il Napoli troppo demotivato per tentare l’impresa dopo un primo tempo deludente. E invece, dopo appena cinque minuti, il controllo mancato da Neto sul disimpegno di Benatia ha servito a Mertens la rete più facile delle 26 siglate in stagione. Soprattutto, nuova linfa alle velleità degli azzurri, che da quel momento in poi hanno caricato a testa bassa. Basta un episodio per decidere una partita, una stagione e una carriera: ma se la prima è finita per il meglio e la seconda viaggia ancora verso obiettivi grandiosi, la terza (quella di Neto alla Juve) è probabilmente già al capolinea.

FUTURO 12 - Il futuro addio di Neto ai bianconeri assume i caratteri dell’inevitabilità soprattutto se si considerano i ripetuti richiami da parte del suo agente, Stefano Castagna. Che anche all’inizio di questa stagione ribadiva: “Quando abbiamo scelto la Juve ci era stato indicato un percorso di crescita ben definito. Se davvero questo è il pensiero dei campioni d’Italia allora servirà trovare una soluzione”. Il riferimento, ovviamente, è alle già citate panchine. Aggiungendo poi: “Già in estate il mio assistito aveva chiesto di poter andare a giocare, ma la società gli ha chiesto di restare come vice Buffon”. Lo stesso vice di cui la Juventus avrà bisogno per un’altra stagione, fino a quel fatidico 2018 (fidandosi, perlomeno, di quanto recita il contratto) in cui il capitano appenderà i guanti al chiodo. La caccia all’erede, in questo senso, è già cominciata: da Donnarumma a Meret, i candidati per la maglia numero 1 non mancano. Eppure, ancor prima servirà un altro casting, forse meno appariscente da un punto di vista mediatico ma non per questo meno importante: quello per il futuro "numero 12". Una cifra che, soprattutto dopo ieri sera (nonostante Neto indossi il 25), si è dimostrata inaspettatamente pesante.


@mcarapex