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Luciano Moggi ha rilasciato una lunga intervista a Libero. Questi i passaggi principali evidenziati da ilBiancoNero.com, con Moggi che difende Agnelli e riporta alla luce pericolose somiglianze con quanto successo in passato. Un attacco vero e proprio alla Juve dunque: “Ci risiamo, quando uno è il più forte dà fastidio a tutti. Undici anni fa erano morti l'Avvocato Agnelli e Umberto, era morto pure Chiusano. C'era un'eredità da dividere. Era un momento difficile e tutti si sono buttati contro la Juve, oggi è diversa”.

 

2006, CALCIOPOLI -  “Mi hanno voluto incastrare. Se l'Avvocato e Umberto fossero stati in vita, certe cose non sarebbero successe. È difficile da spiegare, tanto le cose le sanno o le hanno intuite tutti. L'avvocato della Juve anziché difenderci chiese la retrocessione in Lega Pro della società. Il mio killer non lo dico, andrebbe chiesto a Tavaroli, l'ex uomo di Pirelli ai tempi responsabile della sicurezza di Telecom Italia. Io non ho mai pensato a sfruttare il vuoto di potere della Juve, nemmeno Giraudo nonostante quello che si diceva: pagava un carattere prepotente ma è il miglior manager che abbia mai visto”.

 

ANTI-JUVE E FAVORI - “Tutti compatti contro la Juve? È il lamento dei perdenti, piangono per ottenere i favori, dopo aver attaccato il Napoli ha ottenuto tre rigori in due partite. Ma se non hai una grande squadra è inutile piangere. Quando uno va ad arbitrare una squadra forte, inconsciamente sente quello che deve fare e nei casi incerti è probabile che fischi in favore della grande squadra. Non succede solo con la Juve. La domenica prima della partita pregavo Dio per vincere bene e senza aiuti, perché sapevo che gli arbitri sarebbero venuti intenzionati a farsi ben volere. È umano".

 

IL 1998 - “Rigore di Ronaldo o no, la Juve avrebbe vinto comunque lo Scudetto. Quell'anno l'Inter sarebbe dovuta retrocedere per la questione legata al passaporto falso di Recoba”.

 

CASO AGNELLI-'NDRANGHETA - “Il nome della Juventus è quello che fa più rumore, quindi quando si parte con un'inchiesta si prende quello. È la solita tecnica, anziché fare indagini a tappeto per estirpare il fenomeno, si confeziona su misura un capo d'accusa su un soggetto più importante e lo si dà in pasto ai media per accreditare il proprio lavoro. L'anno scorso per tre partite al fianco della panchina del Napoli ha stazionato un soggetto definito 'pericoloso'. Perché la Bindi all'Antimafia non ha fatto nulla, perché nessuno ha denunciato? In Italia se emergi ti tagliano la testa. L'unico problema di Andrea Agnelli è di aver fatto troppo bene. Ha fatto rinascere la Juve dopo anni bui, coniugando perfettamente i successi sportivi al guadagno economico e si è affidato a collaboratori capaci come Marotta e Paratici. La storia della 'ndrangheta è una cazzata, se leggi e non sai puoi pensare di tutto, anche che il Consiglio di Stato mi abbia radiato, quel che appare non è la verità. Quando ti occupi di calcio, ti avvicinano migliaia di persone, magari anche solo per un selfie. Tu non puoi chiedere a tutti di esibire il suo casellario giudiziario. Andrea può darsi abbia sottovalutato, di sicuro non sapeva. La Federazione dovrebbe tutelarlo anziché lasciarlo esposto”.