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Giovanni Malagò, nella doppia veste di presidente del Coni e commissario della Lega Serie A, ha tenuto a sottolinearlo: le seconde squadre diventeranno a breve una realtà. Parteciperanno al campionato di Serie C, bisognerà solo capire se dalla prossima stagione (complicato) o da quella ancora successiva. Pur nel rispetto del format di un campionato che, ovviamente, non negherà mai i posti alle aventi diritto. "La posizione di Gravina (presidente della Lega Pro, ndr) su questo tema è innovativa e coraggiosa", ha dichiarato al Corriere dello Sport il numero uno dello sport italiano. Come a voler dire chiaramente: se dipendesse da me, si procederebbe subito

Malagò ha però specificato un altro aspetto: ci sarà da capire quali club di Serie A saranno realmente interessati. Logica vuole che la Juventus possa essere in prima fila. Non solo per risultare apripista di un nuovo filone di sviluppo del calcio italiano, ma anche per una questione di convenienza. Sono ben 41 (guardando alla stagione in corso) i giocatori bianconeri in prestito e la Uefa - come ha ammesso lo stesso Marotta di recente - ha messo nel mirino la politica delle cessioni temporanee, puntando a limitarne la possibilità se non a vietarla del tutto nei prossimi anni. 

Ecco perché una seconda squadra in C avrebbe senso per chi, come la Juve, ha un parco giocatori più ampio della media. Sarebbe la destinazione naturale per tutti i fuori età rispetto alla Primavera, ma allo stesso tempo da testare nell'ottica di un possibile salto in prima squadra o comunque in categoria superiore. Già nell'annata in corso sono dodici i calciatori di proprietà bianconera ceduti in Serie C. A cui vanno aggiunti i 12 visti all'opera in B (per alcuni non sarebbe assurdo un passo indietro) e gli altri giovani spediti a farsi le ossa nelle seconde serie di Svizzera e Olanda. Attingendo anche dalla Primavera di Dal Canto, la Juve la seconda squadra ce l'avrebbe già pronta. 

Nella nostra GALLERY, ecco come potrebbe essere composta la Juventus B