L’impressione è che, a differenza di ciò che è accaduto per Rugani, la “gavetta” per il talento bergamasco non ci sarà o comunque ragionevolmente sarà di brevissima durata. Un giocatore di quella età eppure già autorevole e per certi versi gigantesco sia fisicamente e sia per visione globale di gioco era davvero parecchio tempo che non se ne vedevano sulla scena del calcio italiano. Se le cose fileranno via lisce, per lui è possibile disegnare una carriera che in termini al momento teorici darebbe l’opportunità di immaginare una sovrapposizione con quelle di campioni leggendari come Gaetano Scirea o come Giacinto Facchetti. Del resto non sarebbe neppure la prima volta che sull’asse Bergamo-Torino non si verificassero simili situazioni come insegnano i precedenti di Prandelli, Fanna, Marocchino, Bobo Vieri e di Antonio Cabrini.
Verrebbe da pensare che per essere assunti e per lavorare nella Juventus, intesa come società e azienda calcistica, non sia sufficiente possedere ottime qualità manageriali ma occorra avere anche una sorta di qualità paranormale. Certamente Marotta e Paratici non sono dei veggenti. Molto più semplicemente possiedono il famoso “fiuto” particolare che provvede a fare di un semplice talent scout un bravissimo scopritore di giovani promesse destinate al successo. L’operazione Caldara realizzata a tempo di record anticipando ogni eventuale concorrenza ribadisce la capacità dei manager bianconeri nell’andare oltre e nel saper vedere lontano.
A questo punto, allora viene spontaneo chiedersi. Ma siamo proprio sicuri che un allenatore nel pieno della maturità professionale come Gasperini non sia da Juventus? Lasciamo pure perdere l’ultima prova di forza mostrata dalla sua Atalanta contro il Napoli. Esaminiamo l’intero campionato della squadra bergamasca. Al pronti e via aveva rimediato quattro sconfitte di fila e il nome del tecnico era stato messo in discussione. Dopo due giorni di riunioni Gasperini era stato confermato alle condizioni da lui richieste. Che lo lasciassero lavorare con carta bianca. Il tecnico, con grande coraggio, rivoltò letteralmente l’Atalanta che oggi si triva ele condizioni di poter pensare addirittura a un posto in Europa.
Un motivo ci dovrà pur essere. Se a questo si aggiunge che Paulo Sosa, a Firenze, sta mostrando limiti di gestione preoccupanti e che un “interista” come Simeone il popolo bianconero proprio non lo vuole perchè mai, per lo scontato dopo Allegri, non fare un serio pensierino su un allenatore che tra l’altro ha il cuore juventino e che non ha mai mosso la sua famiglia da Torino? Meditate, gente, meditate….
@matattachia