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Claudio Lotito, Aurelio De Laurentiis ed Enrico Preziosi sono stati sentiti dalla Commissione Antimafia circa i presunti rapporti tra club e tifoseria organizzata di cui il Senatore Esposito ha parlato in esclusiva a IlBiancoNero.comEcco i contenuti delle deposizioni dei presidenti di Lazio, Napoli e Genoa.

LOTITO - "Tra consenso e legalità ho scelto la seconda, non sono mai sceso a patti. Oggi ritengo sia stata una scelta giusta che può essere perseguita da tutti. Certo, ricevo ancora oggi minacce telefoniche, anche sette-otto al giorno".

STERCO DI CAVALLO - Il numero 1 biancoceleste ha rivelato che, quando è arrivato, in passato "ho subito situazioni pesanti, camion con sterco di cavallo davanti casa, intimidazioni, affissioni, minacce; questo ha prodotto evoluzioni di carattere giudiziario. Sono abituato a vivere con serenità queste situazioni; pensavano che assumessi un atteggiamento più morbido, io ho sempre detto in Tribunale come stavano le cose. Ora la tifoseria si comporta in modo corretto, sa che se sbaglia non c'è storia per nessuno".

DIABOLIK - Poi svela altri retroscena: "Quando arrivai alla Lazio la dirigenza dell'epoca mi disse che avrei dovuto incontrare i tifosi, la cosa che mi lasciò perplesso è che mi fu chiesto se a Formello o altrove. Io risposi 'in mezzo alla strada'. Si presentarono tre soggetti, uno si presentò dicendo di chiamarsi Diabolik e io gli dissi di essere l'ispettore Ginko. Lui lì mi ha fatto capire usi e costume di tutto il sistema, dai biglietti omaggio alle trasferte pagate fino alle coreografie. Io non gli diedi la mia collaborazione e sono iniziate una serie di problematiche, dopo una settimana mi fecero trovare lo sterco di cavallo e dovetti chiamare la ruspa, affissioni in tutta Roma e minacce, un vero calvario". 

CRIMINALITA' - Queste le parole sulla criminalità negli stadi: "Il problema non è il biglietto, il problema è l'elemento criminale: spaccio di stupefacenti, merchandising falso, reclutamento di persone per fare estorsioni e recupero crediti e c'è anche la prostituzione. I capi tifosi che possono avere quel tipo di attività spesso possono fare parte di un sistema molto più ampio come 'ndrangheta e camorra che utilizzano questo tipo di strumento. All'inizio questo fenomeno è stato sottovalutato dalle forze dell'ordine e anche dagli stessi magistrati, sono stati etichettati come reati da stadio ma non era così".

CONCLUSIONE - Per concludere: "Loro erano strumento in mano ad alcune persone, questo meccanismo funziona perché c'è un coacervo di interessi. La stampa è partecipe di certi interessi; l'interesse di qualcuno è di istigare la tifoseria verso la mia presidenza. Il merchandising era in mano ai tifosi, io l'ho messo nei negozi, ho creato una radio e una tv che hanno contribuito a cambiare la situazione. Loro erano strumento in mano ad alcune persone, questo meccanismo funziona perché c'è un coacervo di interessi, compresa la comunicazione. Quando sono arrivato, ho messo un allenatore pagato 50 mila euro mentre in altre squadre pigliavano miliardi". 

DE LAURENTIIS -  "Dal 1981 esiste una legge, la 91, che non è mai stata aggiornata, io la abolirei. Noi siamo ostaggio negli stadi, non possiamo fare nulla, non si possono avere rapporti coi tifosi, per esempio. Sono contento di questa audizione che credo debba dare corso a un seguito di rapporti con le rappresentanze del mondo calcistico per poterlo rifondare. Con l'arrivo del ministro Lotti pensavo ci fosse una rifondazione del calcio, bisognerebbe fare tabula rasa, invece questo è il Paese dei compromessi e dei non si può fare". 

PREZIOSI - "Non c'è mai stato una relazione tra la tifoseria e la società. Posso dire veramente poche cose, ma sicuramente sono uno dei presidenti più contestati. Soprattutto negli ultimi anni i rapporti sono stati molto complicati, ci sono striscioni dappertutto con scritto 'Preziosi vattene'. Il rapporto è limitato in capo ai club che chiedono agevolazioni per pensionati o per classi di persone con meno possibilità di accedere a un abbonamento, ma poi finisce qui".