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Emergono nuovi dettagli inquietanti dalle indagini della Guardia di Finanza sulla lobby del pallone. Soprattutto quello che riguarda la cessione dei diritti tv per i siti di scommesse online: un prodotto che la Serie A non aveva commercializzato, ma che Riccardo Silva (titolare di Mp Silva, società licenziataria dei diritti televisivi esteri del campionato di serie A) aveva comunque ceduto con il benestare dell’advisor Infront. Per gli imprenditori, come si legge su Business Insider Italia, era importante guadagnare il più possibile, anche a costo di non seguire le regole-

GLI AFFARI DI SILVA -I soldi alla Lega sono sprecati” dice nelle intercettazioni l’avvocato di Infront, Antonio D’Addio, secondo cui darli alla Juventus sarebbe ancora peggio. Meglio quindi “spenderli con Infront”, che dovrebbe aiutare il calcio a crescere e guadagnare di più. E quando all’inizio del 2015 la Juventus chiede conto della vendita da parte di Silva di un diritto sul quale non ha titolo, l’ordine impartito dall'avvocato della Lega Serie A Bruno Ghirardi è chiaro: “Se Riccardo ha fatto così bisogna coprirlo”, dice all’ex direttore generale di Infront. Silva, grazie alla liquidità accumulata all’estero, teneva in piedi diverse squadre nell’orbita Infront garantendo quando necessario iniezioni di capitale per coprire i buchi di bilancio, come nel caso del Genoa di Enrico Preziosi. La difesa di Silva sarebbe dunque fondamentale per non far crollare il castello costruito dalla lobby di Galliani-Bogarelli: sulla vendita dei diritti per le scommesse “temo che la Juve abbia ragione – scrive Ghirardi a Ciocchetti – se mi chiami concordiamo come gestirla perché ci vuole molta testa”. Attraverso il suo avvocato Sergio Spagnolo, tuttavia, Silva respinge ogni accusa ritenendole insussistenti.

LA QUESTIONE DEI DIRITTI - Il problema scoppia dopo l’inizio del campionato 2014-2015, quando la Juve inizia a protestare perché su internet una serie di siti per le scommesse online utilizzano i diritti della Serie A senza averne il diritto. A confezionare le immagini del campionato è l’inglese Perform che ha acquistato da Silva i diritti che lui a sua volta ha comprato dalla Lega. Lo stesso imprenditore, al telefono con Ciocchetti, ammette che “la Serie A in teoria non ci sarebbe, ma non c’era scritto che è esclusa”. In sostanza, facendo finta di nulla, Silva vendeva all’estero anche diritti di cui non era titolare: “In questi tre anni quando ci sono stati un paio di episodi del genere (di società che si lamentavano o chiedevano lumi, ndr) praticamente avevo sospeso per un mesetto, poi si erano placate le acque e avevo ripreso. E su questo Perform e i suoi clienti sono tranquilli”. Insomma, le parti in causa erano ben consapevoli di agire su un terreno ai limiti della legittimità.

LA DIFESA - Da parte sua Silva vorrebbe presentarsi al comitato diritti tv del 24 marzo 2015 dicendo che “probabilmente ci sono stati forse dei test e dentro potrebbe essere finita qualche immagine della Serie A”, nell’attesa che la stessa Lega decidesse poi di autorizzare la commercializzazione di quegli stessi diritti. Cosa che poi per l’estero avviene con il bando di gara 2015-2018 e lo stesso Silva dice: “Tra qualche mesi ce li avrò”. L’avvocato della Lega però è di parere diverso e insiste sul fatto che Silva abbia venduto qualcosa che non aveva, quindi dovrà dire che “non ha venduto niente” facendo ricadere le colpe su Perform e spiegando che “quando la Lega me l’ha detto, io sono immediatamente intervenuto”. Insomma anche il legale che avrebbe dovuto garantire l’interesse della Serie A, mostra più preoccupazione nel proteggere Silva che i suoi clienti. Sul fatto che si tratti di difendere l’indifendibile ne è consapevole anche l’avvocato di Infront, Antonio D’Addio, secondo cui sarà difficile avere “una linea comune intelligente”, perché tra l’altro “conoscendo la vera verità faccio anche più fatica”.