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Se gli chiedono l’aspetto che più di tutti ha evidenziato il miglioramento della sua Juventus, Max Allegri non ha dubbi: “E’ la capacità di accendere e spegnere l’interruttore nei momenti giusti”. Una caratteristica fondamentale, in una squadra che sabato avrà la possibilità di alzare il suo terzo trofeo stagionale, completando una tripletta storica. Davanti all’esperienza di un Real Madrid che ha già dimostrato ampiamente di potersi confermare ai vertici europei per il secondo anno di fila, i bianconeri hanno pronte le contromosse: basate, come spesso accade, sullo studio degli errori del passato.

DISTRAZIONI - E’ il 20 dicembre 2015 quando, allo stadio Braglia di Modena, si consuma la furia di Allegri. Il tecnico della Juve, nonostante la temperatura non proprio primaverile, si toglie la giacca in un impeto di rabbia: una sequenza diventata ormai proverbiale nella mente dei tifosi. Il motivo della collera di Max? Il contropiede folle con cui il Carpi stava per agguantare un insperato pareggio al secondo minuto di recupero contro i campioni d’Italia. “Il video di quel gol sbagliato da Lollo l’ho fatto rivedere ai ragazzi più e più volte”, confessò poi il tecnico al termine della stagione. Perché in fondo, quella distrazione allo scadere non era altro che il preludio alla delusione dell’Allianz Arena, dove il 16 marzo il colpo di testa di Müller al 91esimo decretava di fatto l’eliminazione dalla Champions della Juve. Cali di tensione fatali, scivoloni che hanno visto cadere la squadra anche all’inizio di questa stagione: basti pensare al gol di Perisic nella trasferta di San Siro o a quello di Tolisso che è costato i tre punti nella gara casalinga contro il Lione.

OCCHIO A RAMOS - Poi, a gennaio, la svolta: il passaggio al 4-2-3-1 non ha restituito soltanto una fase offensiva più imprevedibile, ma soprattutto una retroguardia tornata finalmente affidabile. A cambiare, al netto delle rivoluzioni tattiche, è stata soprattutto la mentalità, quella concentrazione che aveva permesso alla Juve di conquistare cinque scudetti consecutivi. Ecco allora che, da quel momento in poi, l’unica rete decisiva subita dai bianconeri nel quarto d’ora finale è stata quella di Freuler nella trasferta contro l’Atalanta. Le disattenzioni che persistevano dall’anno scorso, dal gol in extremis di Blanchard con il Frosinone in poi, sembrano ormai dimenticate. Una preparazione che servirà, adesso più che mai, contro il Real Madrid: una squadra che ha fatto della firma allo scadere il proprio marchio di fabbrica. Protagonista indiscusso, ovviamente, quel Sergio Ramos che indirizzò sia la finale di Champions del 2014 sia la Supercoppa europea del 2016 con un colpo di testa al terzo minuto di recupero. Episodi che Atletico e Siviglia hanno pagato carissimo e che la Juve non vuole assolutamente rivivere. Perché la “zona Ramos” è anche la “zona Müller” e la “zona Lollo”: l’interruttore bianconero, stavolta, resterà ben acceso.


@mcarapex