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La storia spesso ricorda i campioni, quelli che si prendono le copertine e il centro del palco. Dietro i successi, però, c'è sempre il lavoro di una squadra, la fatica di un gruppo che non molla. E il sudore dei gregari. Chi gregario lo è stato per quasi tutta la sua carriera è Sergio Porrini, ma questo non gli ha impedito di togliersi soddisfazioni importanti. Anzi.

IL DODICESIMO - Cresciuto nel Milan, arriva alla Juve passando dall'Atalanta ed è costretto ad accettare la panchina. La difesa a tre taglia fuori lui che di mestiere fa il terzino destro e anche il ruolo di prima riserva difensiva non è libero, ma è da conquistare gara dopo gara contro Carrera. Situazione non semplice, ma la perseveranza, unita alle qualità, aiuta e così Porrini vince. E segna. 

CHE PALMARES - Alla fine della sua carriera - dopo la Juve vola in Scozia, nel Rangers Glasgow, per poi tornare in Italia e vestire le maglie di Alessandria e Padova -, in bacheca metterà due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Campioni, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Europea, tra l'altro con gol importanti, come quello che ha aperto le danze al Parco dei Principi nella finale di Supercoppa poi finita 1-6.