commenta
Uno degli esempi più fulgidi di sobrio ed elegante attaccamento alla maglia, Romolo Bizzotto nasce a Cerea, in provincia di Verona, il 16 febbraio del 1925. Dopo un primo periodo nell'Associazione Calcio Audace di San Michele Extra, "Momo" viene acquistato dal Verona dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Con i gialloblù in Serie B si afferma nel ruolo di centromediano metodista, vero e proprio perno davanti alla difesa (composta, fra gli altri, da Bruno Facchin e Diego Fanin). Le sue buone prestazioni lo portano a conquistare anche la convocazione per le Olimpiadi di Londra del 1948, ma la precoce eliminazione dell'Italia ad opera della Danimarca gli impedisce di scendere in campo. Dopo i Giochi, arriva la chiamata della Juventus. 

DODICESIMO UOMO - "Era una squadra fortissima, forse la più forte di tutti i tempi" ricorda Bizzotto. Non a caso fu proprio Gianni Agnelli a promettere, dopo la tragedia di Superga, che la città di Torino avrebbe visto nascere una nuova corazzata. All'interno di questo gruppo stellare (Boniperti e Hansen come tandem d'attacco, a cui si aggiunse il talento di Præst, Mari e Piccinini a centrocampo con Parola alle loro spalle) Romolo è costretto ad accomodarsi spesso in panchina. Ma sarà proprio quella panchina a riservare le migliori fortune al ragazzo veneto, che dopo aver vinto lo scudetto da giocatore bianconero, vestirà anche i panni del tecnico. 

TECNICO VINCENTE - Passano quasi venti anni, è la stagione 1971-1972 e Bizzotto torna nell'orbita juventina, diventando allenatore della Primavera. L'esperienza non gli manca di certo: aveva già guidato il Verona, il Rimini, la Reggiana e la Reggina. I giovani bianconeri conquistano subito lo scudetto e la carriera di Bizzotto compie un ulteriore balzo in avanti. Dalla stagione successiva è il secondo di Vycpalek, alla guida della prima squadra. Nello scontro decisivo contro il Cagliari è proprio lui a sedere sulla panchina al posto del tecnico cecoslovacco, recatosi a Palermo dopo che la tragedia del volo Alitalia 112 gli aveva portato via il figlio. In un giorno simile, carico di lutto, Bizzotto conduce la squadra ad una vittoria fondamentale. Rimarrà alla Juventus fino al 1988, collaborando anche con i successivi allenatori Parola e Trapattoni. Un rapporto duraturo e ricco di successi.


Mattia Carapelli
@mcarapex