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Se volessimo riassumere la carriera - bianconera, ma non solo - di Didier Deschamps potremmo utilizzare la parola “affidabilità”. Fin dalla nascita nella cittadina di Bayonne, all’interno della regione basca del Labourd, passando per una breve esperienza come giocatore di rugby e arrivando infine all’approdo nel calcio che conta: tutto ciò che ha riguardato il Deschamps giocatore e allenatore ha sempre seguito una linearità quasi matematica.

Il suo arrivo alla Juventus nel 1994, dopo le stagioni con Nantes e Bordeaux e l’esplosione con l’Olympique Marsiglia, coincide con l’inizio della nuovo ciclo bianconero firmato Lippi. Sfortuna vuole che Deschamps si infortuni subito al tendine d’Achille: al suo ritorno, qualche mese dopo, prenderà letteralmente in mano le chiavi del centrocampo juventino insieme a Paulo Sousa. Poco vistoso, portavoce di un calcio meno spettacolare ma più pratico, il francese a Torino vince tutto: 3 scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane, 1 Champions League, 1 Supercoppa UEFA, 1 Coppa Intercontinentale. Dopo uno splendido quinquennio, nel 1999 si trasferisce al Chelsea del vecchio amico Gianluca Vialli. Un anno prima, con la Nazionale francese, aveva vissuto la gioia di alzare la Coppa del Mondo giocata in casa. Un anno più tardi, sempre con i Bleus, trionferà anche all’Europeo.

Alla Juventus Deschamps tornerà nel 2006, in una breve parentesi come tecnico della prima squadra nell’anno più oscuro: quello del post-Calciopoli. Portando la sua sobrietà ed esperienza in panchina, guida i bianconeri al ritorno immediato in Serie A. A fine stagione rassegna le dimissioni, chiudendo definitivamente il suo rapporto con la Vecchia Signora: un rapporto ricco di passioni, trofei, caratterizzato dalla medesima e incredibile affidabilità.

@mcarapex