commenta
Marco Di Vaio, nato a Roma e dal cuore laziale, esordisce in Serie A nella stagione 1994-1995 con i biancocelesti guidati in panchina da Zeman. Il ragazzo mostra subito agli addetti ai lavori la propria natura, quella del bomber di razza, capace a 18 anni di timbrare 3 gol nelle appena 8 presenze concesse dall'allenatore boemo (in una squadra che in attacco poteva contare su nomi del calibro di Bokšić, Casiraghi e Signori). Dopo i prestiti al Verona e al Bari, Di Vaio sboccia definitivamente alla Salernitana, per poi affermarsi nel Parma di Stefano Tanzi. Nei suoi anni con i ducali mette a segno 56 reti in 125 presenze in tutte le competizioni, l'ultima delle quali proprio alla Juventus.

DESTINO BIANCONERO - E' il 25 agosto 2002, si gioca la Supercoppa Italiana a Tripoli e l'attaccante crociato supera il suo ex compagno di squadra Buffon, con il gol del momentaneo 1-1 dopo il vantaggio di Del Piero. Pochi minuti dopo, la doppietta del capitano bianconero sarà decisiva per riportare il trofeo a Torino. La stessa strada percorsa da Di Vaio, che qualche giorno dopo firma il contratto grazie al quale vestirà la maglia della Juventus per due stagioni.

FONDAMENTALE - Due anni vissuti da titolare inaspettato, conditi da svariati gol pesanti. La rosa a disposizione di Marcello Lippi è una fabbrica di cannonieri (Del Piero, Salas, Zalayeta), ma sono gli infortuni di David Trezeguet a spianare la strada all'attaccante ex Parma, che sfrutta l'occasione nel miglior modo possibile. Le doppiette contro Dinamo Kiev e Feyenoord in Champions League e la rete nella gara di andata contro il Milan in Serie A sono solo alcuni esempi dell'importanza, talvolta dimenticata, del Di Vaio bianconero. A fine stagione, oltre al raggiungimento della finale di Champions League, arriva la conquista dello Scudetto (l'unico della carriera di Marco).

RICORDO - L'anno successivo non sarà così appagante dal punto di vista dei trofei (terzo posto in campionato, sconfitta agli ottavi di Champions), ma al numero 20 della Juventus resta comunque la soddisfazione di aver raggiunto la doppia cifra nelle realizzazioni totali: saranno 17 a fine stagione. "A Torino ho passato due anni intensi, anche non facili, ma crescendo tanto e togliendomi soddisfazioni importanti" dirà Di Vaio qualche anno più tardi, dopo essere diventato a pieno titolo una bandiera del Bologna (oggi è club manager della società emiliana). Guardando indietro ai suoi anni juventini, non si può negare di aver assistito alla maturazione di un giocatore importante. La terza punta di lusso in un team stellare, che in breve tempo sarebbe diventata fra le più prolifiche del campionato italiano.