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In quella sera del 14 agosto 2005, mai Christian Abbiati avrebbe mai creduto di poter vestire la maglia della Juventus. Lui, che da sette stagioni indossava quella del Milan, abituato ormai alle continue panchine alle spalle di Dida. Eppure, nella classica amichevole del Trofeo Berlusconi in programma quella sera, il caso vuole che Gigi Buffon si infortuni gravemente in uno scontro di gioco con Kakà. La prognosi recita almeno tre mesi di stop e il Milan, in un significativo gesto di amicizia nei confronti del club bianconero, cederà il proprio portiere in prestito gratuito come “risarcimento” per la tegola occorsa al numero 1 della Nazionale.

Nella prima e unica stagione alla Juve, agli ordini di Fabio Capello, Abbiati scende in campo in 27 occasioni totali, subendo appena 17 gol. La corazzata bianconera viaggia spedita verso il suo ventinovesimo scudetto, ma i fatti di Calciopoli la spediscono con crudeltà nelle tenebre della Serie B. Parlando di quel campionato, Abbiati ha più volte avuto occasione di ribadire la propria posizione: “Il titolo noi l’abbiamo vinto a prescindere, perché sul campo abbiamo dato il massimo”. Che poi è il pensiero di qualsiasi tifoso juventino nel mondo. Strana coincidenza, quella del Christian di Abbiategrasso: trovatosi improvvisamente a difendere i colori dei rivali di sempre e, come nella migliore delle favole, affezionatosi ad essi. Peccato che, nella terribile estate del 2006, di lieto fine non ce ne sia stata neppure l’ombra.