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Così forte che persino gli angeli, suoi tifosi, ne hanno richiesto la presenza nel meraviglioso stadio celeste. Questo è stato Andrea Fortunato (foto Guerin Sportivo), approdato alla Juventus appena ventiduenne come “erede di Cabrini” e rimasto per sempre fra le stelle eterne della Signora.

PROMESSA - Nato a Salerno nel 1971, Andrea si diplomò in ragioneria ancora prima di affermarsi come uno dei migliori giovani terzini italiani. Una promessa fatta al papà Giuseppe e alla madre Lucia, che volevano assicurare al figlio un futuro a prescindere dal successo nel mondo del calcio. Patto rispettato, ma già ai tempi di Pisa tutti capiscono che il destino di quel ragazzo snello e dal volto pulito avrà a che fare con il rettangolo verde e non con la contabilità. Il Genoa di Spinelli lo acquista dal Como nel 1991 e a novembre lo gira in prestito ai toscani, dopo una lite furibonda con l’allenatore in seconda Maddè. All’Arena Garibaldi il giocatore collezionerà 25 presenze in Serie B agli ordini prima di Giannini e poi di Castagner. L’anno successivo torna all’ombra della Lanterna (Maddè nel frattempo si era accasato all’Inter) e in una stagione turbolenta vede cambiare ben tre allenatori rossoblù: Giorgi, Maifredi e Maselli. In quell’anno difficile Andrea si conferma comunque come uno degli esterni più decisivi del campionato, con 33 presenze nobilitate da 3 reti: importantissima quella del 2-2 finale contro il Milan che comportò la matematica salvezza per il Grifone.

IMMORTALE - Nel 1993 Trapattoni lo chiama in bianconero, la Juve paga 10 miliardi di lire per assicurarselo. Nella stessa estate arriverà a Torino anche un giovanissimo Alessandro Del Piero. Andrea si appropria subito della maglia da titolare sulla fascia sinistra, rendendosi protagonista di prestazioni sempre più convincenti. Almeno fino a maggio, quando un improvviso rallentamento fisico culmina con il forfait in occasione di un’amichevole con il Tortona: il giocatore lascia il campo al 45’ dichiarando di “sentirsi sfinito”. Le successive analisi chiariranno la terribile realtà: Andrea soffre di una forma di leucemia linfoide acuta. Per l’impossibilità di un trapianto totale di midollo osseo - a causa dell’assenza di un donatore compatibile - il ragazzo verrà trasferito al policlinico Silvestrini di Perugia, dove sarà sottoposto a un parziale trapianto di cellule sane provenienti dai familiari. La società, i tifosi e i compagni (soprattutto gli amici Ravanelli e Vialli) si stringono attorno a lui, fino alla tragica scomparsa del 25 aprile 1995. Andrea aveva persino ricominciato gli allenamenti dopo un iniziale miglioramento, seguito alla riabilitazione in day hospital, ma a condannarlo sarà un’improvvisa polmonite. “Quando nel nostro mondo, del calcio voglio dire, succedono cose del genere, c'è da rabbrividire”, dichiarerà un commosso Giampiero Boniperti: “Perché è un mondo che vive di giovinezza. E la giovinezza dovrebbe essere immortale”.