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La Juve esce sconfitta dalla finale di Supercoppa contro la Lazio, che spezza così il suo tabù. Un 2-3 che fa male, sia perché è arrivato al culmine di una clamorosa rimonta - il che è come essere gettati giù da una montagna dopo aver raggiunto la cima -, sia perché a conti fatti non si può negare che sia il risultato più giusto. Per 70 minuti non c'è stata traccia di Juve: impacciata, priva di idee e certezze. Irriconoscibile. E a fine gara resta l'amarezza, ma soprattutto restano tantissimi segnali. Da cogliere, per trasformare il ko in un campanello d'allarme e non nel prinicpio di una crisi.

SCELTE DI ALLEGRI - Le scelte di Allegri hanno lanciato segnali piuttosto precisi. Barzagli titolare non è un messaggio alla società, né una bocciatura a De Sciglio, ma appunto la riprova che servirebbe un profilo di altro tipo per certe partite. Per esempio oggi sarebbe servito. 

LE LACUNE - La difesa è stato il reparto più criticato, ma non è lì che si è vista la lacuna più grossa. È a centrocampo che la Lazio ha vinto la partita. Senza Bonucci Pjanic è stato costretto a retrocedere ancora di più, e con un Khedira a mezzo servizio non ha avuto la protezione necessaria. Serve sicuramente un centrocampista di spessore. Sia per un eventuale passaggio a tre (opzione da non escludere), sia per garantire alternative di spessore in queste circostanze. Ecco, in tal senso, quel Milinkovic-Savic lì sarebbe forse l'ideale...

@Edosiddi