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Le incognite che precedevano la curva stretta di San Siro sono alle spalle, la Juventus è sul rettilineo che porta al traguardo. Serve solo non scivolare. Massimiliano Allegri è entrato nella fase in cui può decidere con relativa serenità il suo futuro. Il suo quarto scudetto consecutivo è all'orizzonte, così come il bottino complessivo del quadriennio europeo vede la Juve solo un passo dietro le big. Difficile valutare oggi quanto potrebbe influire, eventualmente, un'eventuale sbandata in finale di Coppa Italia. 

La sensazione è che l'avventura del tecnico livornese in bianconero sia arrivata a un bivio, ma questa volta sarà solo lui a decidere quale strada imboccare. Dipendesse dalla Juventus, il cammino proseguirebbe senza tentennamenti. Con sicurezze che vanno anche ben oltre il rapporto contrattuale. Il feeling tra lo stato maggiore bianconero e l'allenatore è totale. Il pallino decisionale è in mano ad Allegri, che in questo momento ha una priorità: evitare il rischio logoramento. O si va avanti con nuovi presupposti, o è meglio lasciarsi da ottimi amici. 

L'ERRORE DEL PASSATO - Quando nella mente si inserisce il tarlo del cambiamento, meglio andare fino in fondo. Nell'estate 2013, dopo due stagioni al Milan senza successi, Allegri respinse (senza esserne troppo convinto) il corteggiamento della Roma con la sponda del suo grande sostenitore Adriano Galliani. Ma il filo comunque si era rotto, al punto che la convivenza forzata portò all'esonero del gennaio successivo. 

Uno sbaglio - col senno di poi - che tiene bene a mente. I trofei in bacheca lo autorizzano a comandare i giochi e a non dover sottostare a compromessi, anche perché in Europa c'è un bel giro di panchine che potrebbe innescarsi in estate. Ecco perché bisogna leggere tra le righe delle ultime dichiarazioni: "la mia scelta l'ho fatta firmando il prolungamento del contratto". E' la scelta di comandare il gioco, non di vincolarsi. Allegri, per entare l'assalto alla Champions in una quinta stagione juventina, chiederà ampie garanzie di ricostruzione di una rosa arrivata in gran parte a fine ciclo. Almeno quattro colpi di prima fascia: un esterno di difesa, due centrocampisti (il primo è Emre Can) e un attaccante per alzare l'asticella della qualità. Per indirizzare, e non subire, la fine di un ciclo e l'inizio di quello che verrà. Come capita solo ai big della panchina.