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L'entusiasmo per il mercato in entrata della Juventus è stato mitigato dalle partenze di Dani Alves e Bonucci che hanno oggettivamente indebolito la difesa dei bianconeri. Le decisioni del club, come noto, sono state prese anche per motivi extra-campo, specialmente nel caso di Bonucci, ed hanno seguito una linea gerarchica da sempre molto chiara in casa Juve: prima c'è la società, poi l'allenatore e poi i calciatori. La prima resta sempre, a prescindere da tecnici in panchina e campioni in campo che possono cambiare negli anni ma che non hanno in nessun caso il potere di prevaricare i poteri della dirigenza. Da questo punto di vista Allegri e Marotta sono sempre andati a braccetto: prima la società e poi tutto il resto e anche ieri, poco dopo il fischio finale del match contro il Sassuolo, il tecnico bianconero ha voluto spedire un messaggio a coloro che la scorsa stagione si sono ammutinati e, in estate, sono stati ceduti.

LE PAROLE DI MAX - La stoccata - più o meno diretta -  di Allegri è arrivata come un fulmine a ciel sereno, mentre il tecnico bianconero tesseva le lodi di Matuidi a fine gara: "Ha una grande qualità - ha detto Allegri a Sky Sport - sta zitto e corre." Impossibile, di fronte a queste parole, non pensare proprio a Bonucci e Dani Alves che anche a causa della loro 'lingua lunga' sono stati cacciati da Torino. Come noto il rapporto tra Allegri e Bonucci si è incrinato prima del match di ritorno contro il Porto. Lo sgabello del 'Do Dragao' è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso mentre gli screzi nella finale dell'intervallo di Cardiff hanno sancito un addio che durante la stagione era già stato paventato più di una volta.

GRANA ALVES - Anche la personalità di Dani Alves era considerata troppo ingombrante per lo spogliatoio bianconero e, in particolare per Max Allegri. Attenzione. Non stiamo dicendo che chi è rimasto alla Juve non abbia personalità, tutt'altro. In questo caso si parla di personalità come culto di sé stesso, come voglia e necessità di mettere l' "io" di fronte alla squadra, ormai una costante nei comportamenti sia del nazionale italiano che di quello brasiliano. La loro personalità non li faceva più essere allineati al resto della squadra, per questo per Allegri sono diventati di troppo a prescindere dal loro peso tecnico. Le parole del brasiliano a fine stagione ('Juve troppo difensiva, Dybala dovrebbe andarsene), hanno accelerato l'addio dell'ex Barcellona e oggi servono a rinforzare il concetto espresso da Allegri al Mapei Stadium, concetto che ha ancora più forza se si guarda quello che in queste ore sta accadendo in casa Psg anche a causa del comportamento del brasiliano.

JUVE DI SOLDATINI - A proposito di parole è quindi vero quello che Antonio Cassano va dicendo da tempo. "Alla Juve vogliono soldatini". Il problema è che quel 'soldatini' ha un'accezzione negativa nel vocabolario di FantAntonio mentre in casa Juve è la base su cui sono stati costruiti i successi non solo nell'era Allegri ma anche in quelle di Conte, Capello, Lippi e del Trap. La Juve viene prima di tutto, anche prima dei campioni, a prescindere dalla loro grandezza. I colori bianconeri offrono palcoscenici importanti in Italia e in Europa, trofei quasi garantiti ed un'organizzazione da top club nel mondo. In cambio dirigenza e allenatore pretendono 'soltanto' due cose: stare zitti e correre.

@lorebetto