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Bonucci è un simbolo della Juve. Per gli antijuventini è una specie di ossessione: l’avversario più inviso e antipatico, perché spesso esagerato e a volte un po’ sbruffone (già l’esultanza quando segna, e non capita di rado, gli attira l’ira di molti). Insomma: chi non ama i colori bianconeri, vede l’emblema della superbia degli invincibili più in lui che in Buffon.

Se li trasferissimo negli anni Settanta e Ottanta, Buffon agli occhi dei rivali sarebbe Zoff oppure Scirea: elegante, perciò meritevole di rispetto. Bonucci, invece, sarebbe Bettega: strafottente, quindi odiato (ma che campione, accidenti). Nei Novanta, rivedremmo Gigi in Del Piero il mite; Leonardo, al contrario, in Montero il cattivo.

Poi è vero che tutte le tifoserie si sono unite a Bonucci per manifestargli solidarietà e affetto quando ha avuto gravi problemi con il figlio, ma quella è un’altra storia: lì il calcio non c’entra più e il mondo del pallone, anche chi gli è avversario, gliel’ha fatto capire in modo meraviglioso. La rivalità, però, resta, così come l’antipatia sportiva e la conseguente contrapposizione.

Bonucci venerdì ha litigato con Allegri: uno screzio sotto gli occhi del mondo, in diretta tv, durante la partita con il Palermo. Il tecnico ne ha spiegato i motivi e si è avuta l’impressione che tutto fosse finito lì. Macché: la Juve ha deciso di multare il difensore. Cioè uno dei suoi calciatori-simbolo, forse il numero due dopo Buffon per rendimento, peso nello spogliatoio, personalità; quello che ha deciso di rimanere a Torino rinunciando a Guardiola e ai suoi milioni.

E’ una mossa da grande club. Con questa scelta, per certi versi clamorosa (o addirittura eccessiva), la Juve ha dimostrato che da quelle parti nessuno può sgarrare, nemmeno un big. E ha messo un freno a qualsiasi sceneggiata di chicchessia, evitando che il pessimo esempio di Dybala facesse scuola. Pensate con quale coraggio un altro giocatore, chiunque sia, potrà d’ora in avanti avere un atteggiamento sbagliato. Se capiterà, sa già che potrebbe pagarlo a prezzo carissimo: è stato multato perfino Bonucci…

E’ qui che la Juve marca la differenza, è qui che dimostra di essere un’altra faccenda rispetto alle concorrenti. A Roma c’è Spalletti che si sostituisce alla società, chiede un nuovo contratto per Totti e dice ai giornalisti che gli sono antipatici e i dirigenti sono ai suoi piedi, a supplicarlo di firmare il rinnovo, a garantirgli che lo aspetteranno anche fino a giugno; a Napoli c'è Sarri che ha costruito una squadra-modello, ammirata ovunque, eppure viene aggredito verbalmente dal suo presidente perché ha perso 3-1 contro il Real Madrid, non contro il Pizzighettone. E poi ci chiediamo perché vince sempre la Juve. Semplice: perché multa Bonucci.

@steagresti