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Rodrigo Bentancur è il protagonista dell'intervista esclusiva pubblicata dal mensile Calcio 2000 questa mattina in edicola. Il giovane centrocampista uruguaiano ha toccato tanti argomenti, senza nascondere l'emozione per il Mondiale che si appresta a giocare con la maglia della Celeste.

GLI IDOLI - “Ho sempre giocato in mezzo al campo, come centrocampista. Nel Boca giocavo interno di centrocampo a destra. I miei idoli? Sicuramente Riquelme, un giocatore spettacolare, e Pacheco del Penarol. Poi, a livello di nazionale uruguaiana, avevo un debole per Forlan. La mia prima partita con il Boca Juniors in Primera Division fu alla Bombonera, contro il Nueva Chicago mentre, in Copa Libertadores, ho esordito, neanche a farlo apposta, in Uruguay, nel mio Paese, allo stadio del Montevideo. 

IL PRIMO GIORNO ALLA JUVE -  "Quando arrivi qui, capisci subito che sei in un grande club. Io, per fortuna, arrivo dal Boca, un club dove, come qui alla Juventus, devi sempre vincere trofei, non puoi fare altro. Quello che mi ha colpito è stato l’atteggiamento dei giocatori bianconeri, il modo in cui si allenano. Mi è piaciuto molto anche il centro sportivo, davvero all’avanguardia. Il gruppo di sudamericani mi ha subito accolto alla grande. Devo dire che i vari Buffon, Chiellini, Barzagli e Marchisio mi hanno fatto sentire subito a casa”.

IL RAPPORTO CON ALLEGRI - “Ho un rapporto speciale con lui. Mi sta aiutando tantissimo nella mia crescita professionale. Mi ha fatto sentire subito importante, mi ha dato una fiducia incredibile. Un difetto? Grida molto”.
 
GLI OBIETTIVI - “Il primo desiderio è vincere tutto quello che si può con la Juventus. Voglio provare a vincere Champions League, Scudetto e Coppa Italia. Poi, ovviamente, c’è il Mondiale. Mi esalta la possibilità di giocare un Mondiale a 21 anni, sarebbe fantastico. Spero che se ne avverino il più possibili di questi sogni”.

BUFFON - “No, non credo abbia veramente 40 anni. Quello che mi fa impazzire di lui è che è sempre sorridente, pronto a lavorare e a darti una mano. La prima volta che l’ho incontrato, mi ha dato la mano e mi ha salutato con il mio nome. Ero sorpreso, un fuoriclasse come lui sapeva il mio nome. È bellissimo averlo nello spogliatoio come compagno di squadra”.