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Il buon senso suggerisce di non dare mai troppo peso alle “voci” di corridoio, specialmente quando tracimano nel gossip. L’esperienza insegna, comunque, che - come sosteneva quella vecchia volpe astuta di Giulio Andreotti - alla fine si scopre che c’è sempre del “marcio in Danimarca” e che il principe Amleto non era un folle.

In questo caso non si tratterebbe di una tragedia shakeasperiana, ma di una sorta di “soap opera” americana buona per la celebre serie di Dallas dove attori principali e comparse danno vita a uno sgradevole valzer per la conquista del potere e del malloppo al suono dell’intrigo e delle macchinazioni di stampo bizantino. Ma qui non c’è di mezzo la finzione cinematografica e i protagonisti sono tutti reali. Si chiamano Agnelli ed Elkann. Hanno lo stesso sangue ma si starebbero comportando reciprocamente come nel più classico dei copioni “parenti serpenti”. Naturalmente si tratterebbe di affari loro se, per quel che ci riguarda e soprattutto per ciò che va a toccare la sensibilità del popolo bianconero, non ci fosse di mezzo la Juventus.

La società di calcio più funzionale d’Italia che è riuscita a produrre la squadra più forte e più bella sul piano internazionale, per vanto del made in Italy, si troverebbe sotto attacco. Non da parte di barbari forestieri ma, incredibilmente, per “fuoco amico”. I nuovi signori e padroni di Casa Juve si sono accorti di avere tra le mani non più il “giocattolo” con il quale si divertiva il loro nonno e zio Gianni Agnelli, ma un’autentica forza produttiva in grado di offrire denaro e soprattutto potere di immagine. Di qui il tentativo in atto da parte di John Elkann di strappare il soggetto bianconero dalle mani chi lo detiene ufficialmente e da parte di Andrea Agnelli che parrebbe intenzionato a difendere con mani e denti il suo tesoro.

Molto di più che non un semplice tiro alla fune, ma una vera e propria “faida” senza esclusioni di colpi portati anche sotto la cintura. I due duellanti non sarebbero da soli, naturalmente. Dietro di loro avrebbero compattato un agguerrito esercito di tiratori scelti da inviare in avanscoperta con armi persino illecite. Nei progetti di Elkann, per esempio, ci sarebbe quello di nominare per la presidenza quel Calvo al quale Andrea Agnelli ha “strappato” la moglie costringendolo a migrare a Barcellona da dove non vede l’ora di tornare. Una mossa che va ben oltre la strategia politica della contesa perché va a toccare le corde dei sentimenti, dei tradimenti e del desiderio di vendetta. Andrea, da parte sua, sarebbe pronto al contrattacco e si starebbe allestendo per dare la scalata azionaria al pacchetto Juventus S.P.A. sino al 67 per cento, diventando così l’unico padrone della gallina dalle uova d’oro. Insieme con lui la mamma, donna Allegra, e le “ombre lunghe” della coppia Giraudo-Moggi alla quale, pur non potendo apparire ufficialmente in gioco, nessuno e nulla vieterebbe di esercitare il loro dominio come, tra l’altro, sembra abbiano continuato a fare nell’ombra dacché il loro “figlioccio” ha assunto la carica presidenziale. A tal proposito sarebbe significativo il reintegro avvenuto nell’organigramma societario del dottor Agricola che ha urtato la sensibilità della gente, perché il suo nome porta a ricordare momenti poco gradevoli e edificanti della storia bianconera anche al di là delle accuse di Zeman.

La battaglia sarebbe soltanto all’inizio e per vedere come andrà a finire la guerra ci sarà da attendere. Ma non moltissimo. Di certo Andrea Agnelli non rimarrebbe, come si suol dire, con una mano davanti e l’altra dietro a coprirsi le vergogne. Il sovrano, in questo caso Elkann presidente della Exor che contiene tutte le altre scatole cinesi Juventus compresa, destinerebbe il cugino alla periferia dell’impero. Per lui sarebbe pronto l’ufficio presidenziale in Ferrari che fu di Montezemolo e che ora è occupato da Marchionne quei pochi giorni in cui non è a Detroit per tentare di salvare la FCA dagli attacchi di Trump che vorrebbe sloggiare dagli Usa tutto ciò che non è autenticamente americano. Un ruolo, quello di capo del Cavallino Rosso, che Andrea aveva sempre amato prima di accorgersi che la Juventus è meglio oltreché più redditizia.

Questa, fuori dal pettegolezzo, sarebbe la situazione attuale. Pesanti giochi di potere economico e di immagine piuttosto consueti per le “Dynasty” alle quali è venuto a mancare il Patriarca. Dunque verrebbe da dire che se la vedano tra loro e che si scannino come meglio gli pare. Purtroppo per noi de IlBiancoNero.com e per tutto il popolo juventino esiste un “soggetto” che per definizione e moralmente è di proprietà della gente che lo ama e per il quale compie sacrifici anche molto importanti. La Juventus, insomma, e il suo futuro. Come già sostenemmo poco tempo fa, presagendo ciò che sembra sia in atto, vengano finalmente allo scoperto i protagonisti di questo gioco al massacro e dicano ufficialmente quali sono le loro intenzioni. La storia del mondo insegna che quando crolla un impero sotto le macerie rimangono intrappolati tutti. Sansone e i Filistei. Inquietanti scricchiolii di cedimento si sentono chiaramente. La Juventus e la sua gente non meriterebbero di dover subire una catastrofe del genere.

@matattachia